Il quadro d’insieme è quello disegnato durante i convegni di China Print 2017 – la fiera del printing e del converting che in pochi anni è diventata la seconda del mondo e che i frequentatori considerano “imperdibile”. Tema di fondo: la stampa è tutt’altro che morta, bisogna solo andarla a cercare in tanti posti diversi, anzitutto sul packaging e i mille supporti del wide format, con il marketing come “cliente” principale. A Oriente, però, la situazione è più complessa e, per gli occhi dell’osservatore occidentale, a volte sorprendente. La manifestazione cinese si è svolta lo scorso 9-13 maggio a Pechino con grande soddisfazione degli espositori (sul prossimo numero di Converting le nostre interviste) e affluenza di pubblico: secondo i primi dati ufficiali, i visitatori sono stati 205mila, in crescita del 12% rispetto alla precedente edizione del 2013. Ed è stata una preziosa occasione per fare il punto sui principali mercati orientali e i relativi trend di produzione e di domanda. L’evento principale si è svolto alla vigilia della fiera, in un lussuoso resort nei pressi della capitale, con il titolo di International Forum for the Development of Printing e l’obiettivo di raccogliere dati e orientamenti delle economie asiatiche e globali. Organizzato, come la fiera stessa, dalla potente associazione cinese dei costruttori di macchine per il printing e il converting (Peiac), ha visto avvicendarsi sul palco i rappresentanti delle principali istituzioni che rappresentano i fornitori e gli utilizzatori di tecnologia nel Sudest asiatico e dintorni (dintorni che comprendono Cina e India). E se alcuni fenomeni sono trasversali – l’interesse per il digitale e le applicazioni “smart” nel packaging e nell’etichettaura, l’impegno sul terreno della sostenibilità, l’apertura al una serie di tecnologie non tradizionali, flexo e digitale in primis… – altri caratterizzano i singoli paesi, in relazione a fattori economici e sociologici peculiari. Come la stampa editoriale, in forte declino in tutti i mercati maturi, ma viva e vivace laddove – in India ma non solo – la grande presenza di giovani traina il settore dell’educazione alimentando l’industria dei testi scolastici. Ecco qualche dato di massima, riguardante i tre principali mercati dell’area.
Cina
Secondo le statistiche ufficiali, relative al 2015, in Cina operano quasi 75mila stampatori con un turnover di 166 miliardi di dollari e oltre 2 milioni di addetti. Dopo la crescita a due cifre degli anni d’oro (quasi il 20%), dal 2013 anche i trend del comparto si vanno allineando alla crescita del Paese, a un ritmo fra il 3-6% e previsioni di assestamento sul 7% nei prossimi anni. Il packaging rappresenta il 72% dell’intero volume d’affari e continua a svilupparsi più rapidamente delle altre applicazioni. Accanto alle tecnologie tradizionali (tipicamente offset) stanno crescendo la stampa flexo ed è vivissimo l’interesse per il digitale. Importante anche la domanda di soluzioni in grado di contrastare l’inquinamento, sostenuta dalle politiche governative – soprattutto se di semplice adozione e a prezzi contenuti.
India
L’economia del subcontinente indiano cresce a un tasso del 7% circa, e l’industria della stampa è una delle più forti, con oltre 50mila PMI attive. I settori che anche quest’anno prospettano la crescita maggiore sono il packaging (+7,8%, per un valore totale di 12,7 miliardi $), che rappresenta un 43% del turnover complessivo dell’industria indiana del printing, e l’editoriale, che si stima arriverà quest’anno a valere 4,5 miliardi $. Nell’universo packaging, il flessibile è più dinamico degli astucci (che però crescono grazie all’export crescente soprattutto di sigarette e beni di lusso).
Indonesia
Il quinto paese più popoloso del mondo (e primo del Sudest asiatico), retto da un governo democratico e con un PIL in crescita del 5% circa, presenta un’industria della stampa fatta di un centinaio di aziende con oltre 100 addetti e migliaia di piccoli e medi service di stampa, concentrati soprattutto nell’isola di Java. Il parco macchine è dominato dall’offset (che presenta un trend piatto), con il digitale in grande crescita, anzitutto per la competitività economica della produzione. Negli ultimi anni si è registrata una sensibile flessione della stampa dei media, dove l’industria locale fatica a competere sul piano dei prezzi, mentre cresce la già ingente spesa governativa per i libri di testo (circa 200 milioni $ nel 2016 e 250 milioni stanziati per l’anno in corso). Il parco macchine è quasi tutto di importazione.
L’International Forum for the Development of Printing Industries
I dati citati in questo articolo sono stati divulgati durante il quarto forum sull’industria mondiale della stampa, si è svolto alla vigilia di China Print 2017. Gli organizzatori hanno impegnato gli ospiti in una serie di relazioni focalizzate sui singoli mercati e poi in due tornate di interviste, condotte con verve da anchorman dal vicerettore dell’Institute of Graphic Communication di Pechino, Pu Jialing, e animate dalle domande del pubblico. Dopo le introduzioni delle massime autorità cinesi del settore (Wang Lijian, vicepresidente e segretario generale del Peiac; Liu Xiaokai, direttore della branca dedicata alla stampa del Dipartimento di Stato sulla Comunicazione; Zhao Chi, vicepresidente esecutivo e segretario della Federazione cinese dell’industria delle macchine), coadiuvati dall’esperto del Peiac, Xu Jianguo, e dal vicepresidente Lu Chang’an, sono intervenuti Marco Calcagni per Acimga e Robert Flather per Printing Industry Confederation; il presidente della federazione indiana degli stampatori Kamal Chopra nonché Ahmad Mughira Nurhani (Indonesia), Masato Atoda (Giappone), Min Han (Myanmar), Basit M.A. Zaidi (Pakistan), Bobak Abedin (Iran), Nguyen Van Dong (Vietnam) insieme ad alcuni rappresentanti dell’industria.
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