Lo sviluppo dell’imballo da trasporto in cartone ondulato va di pari passo con quello dell’industria manifatturiera e oggi, inevitabilmente, risente della frenata dei consumi. Ecco come reagisce il Gruppo Sada, in questa intervista con Valentina Sada, responsabile marketing e comunicazione.
Sorride vivace, Valentina Sada, mentre racconta la storia della società campana, fondata nell’800 come mobilificio da un avo intraprendente. Dagli anni Sessanta è diventata scatolificio e cartotecnica di vaglia, con casamadre a Pontecagnano (SA) e guida famigliare. Vanta uno storia lunga e di sviluppo e oggi – con la quinta generazione nella gestione di quello che intanto è diventato un gruppo – il cambio di passo, anche culturale, è evidente. «Il problema delle “quote rosa” – dice Valentina, iniziando con un esempio di cui è chiaramente orgogliosa – in Sada non esiste: contando i fratelli e i cugini che operano in ruoli apicali, noi donne siamo in netta maggioranza, anche nelle vendite, nell’ingegneria di processo e, ultimamente, persino nei da sempre maschili reparti produttivi. Insomma, per Sada ottenere la Certificazione Gender Equality Aziendale da Bureau Veritas non è stato difficile».
Valentina è responsabile marketing e comunicazione di una compagine con oltre 550 dipendenti e un fatturato consolidato 2022 prossimo ai 200 milioni di euro, che sotto l’ombrello della Sada Partecipazioni Srl raggruppa gli scatolifici Antonio Sada & figli SpA (Pontecagnano), Sabox (Nocera Superiore) e Sifim (Belpasso) e le cartotecniche Sada Packaging (Pontecagnano) e Sada Packaging Verona (San Pietro in Cariano).
Produce e stampa imballaggi di cartoncino teso e cartone ondulato, con una netta prevalenza dell’ondulato trasformato principalmente in imballi da trasporto per l’industria alimentare – una delle risorse principali del Meridione manifatturiero.
Le abbiamo fatto qualche domanda sulle dinamiche del settore, per capire l’andamento di un mercato – quello del packaging terziario – che da sempre segue dappresso quello dei beni di largo consumo e che di recente, complice la pandemia, ha visto aprirsi nuove strade. Anche se non in tutti i mercati.
Dottoressa Sada, come sta andando l’imballo da trasporto in cartone ondulato?
Beh, è inutile nascondercelo: un anno fa avrei risposto diversamente ma oggi, con questa inflazione, i consumi si sono abbassati, anche di beni primari come la pasta. E ovviamente nella catena di fornitura ne risentiamo tutti.
Abbassati di quanto?
Analizzando i dati somministrati negli ultimi mesi, anche noi abbiamo subito dei rallentamenti. Anzi, mentre l’anno scorso i clienti tendevano ad abbondare con gli ordini, per timore che la scarsità di materia prima li lasciasse senza imballaggi, adesso non solo lo shortage (e i relativi rincari) è rientrato, ma la caduta dei consumi crea una decisa riduzione degli acquisti di tutti i tipi di packaging. E, personalmente, non scommetterei su una rapida inversione di tendenza…
In questo mercato “rintuzzato” su cosa puntate per promuovere lo sviluppo dell’azienda?
Sull’innovazione e sulle tecnologie che ci permettono di creare prodotti sempre più sostenibili. Oltre che sul nostro tipico servizio personalizzato di consulenza e progettazione, che i clienti apprezzano moltissimo.
Per sostenibilità cosa intendete?
Il cartone che utilizziamo come materia prima è l’incarnazione stessa della sostenibilità, e non solo a fine vita. Insieme alle opportunità di comunicazione aperte dai progressi della stampa flexo, offre ai nostri clienti una visibilità prima impensabile nell’ambito di un processo di confezionamento circolare.
Tutto il cartone può dirsi amico dell’ambiente ma il vostro marchio GreenBoxX® suggerisce qualcosa di più specifico. Cosa significa?
GreenBoxX® è il logo che distingue gli imballi realizzati in Sada con la materia prima seconda derivata dal macero di carta e cartone campano o recuperato dagli scarti di cartone dei nostri clienti, in collaborazione con la Rete per il packaging sostenibile 100% Campania… NON si tratta di greenwashing. E, a proposito della diatriba riuso/riciclo, tengo a chiarire che questi progetti di economia circolare danno valore al territorio e sono espressione di una catena del riciclo che in Italia funziona bene ed è un fiore all’occhiello nazionale, soprattutto nell’ambito della carta.
Qual è oggi il principale driver di sviluppo della cassa di cartone? Tutti parlano delle consegne a domicilio come al principale veicolo di crescita…
Noi non facciamo quel tipo di imballaggio.
È una scelta di posizionamento oppure nella vostra zona il fenomeno è meno diffuso?
Noi lavoriamo soprattutto, anche se non esclusivamente, al servizio dell’agroalimentare e nessuno dei nostri clienti – che sono prevalentemente grandi aziende export oriented – ha allestito una piattaforma di commercio online.
Detto questo, il Gruppo Sada è specializzato nel B2B ma tiene gli occhi sempre aperti su quelle che sono le nuove tendenze del mercato e le nuove abitudini di consumo. L’e-commerce rappresenta un fenomeno rilevante, che incide e inciderà in misura significativa sullo sviluppo del nostro settore.
A mio parere, però, andrebbe riesaminato con buon senso, per eliminare i diffusi sprechi da over packaging e riorganizzando un servizio di consegne spesso gestito senza un groupage ragionato, con evidenti impatti negativi sull’ambiente.
Quando parliamo di cartone ondulato tutti pensano subito alla cassa americana; ultimamente, però, il microonda va conquistando più spazio, tipicamente nell’imballaggio secondario come alternativa ad altri materiali. È un fenomeno significativo?
Sì, anche se naturalmente è appannaggio della cartotecnica: richiede altri processi dal box making e stampa in offset, tecnologia più adatta a riprodurre scritte piccole e grafiche complesse sulla superficie ridotta di un astuccio. Nel nostro Gruppo queste produzioni sono appannaggio di Sada Verona e Pontecagnano ma crediamo che con le nuove tecnologie anche la flexo possa arrivarci, e in un futuro non lontano.
E la stampa digitale, con le sue prerogative di personalizzazione estrema e gestione del dato variabile?
È un processo che ci vede costantemente aggiornati ma su cui sono i nostri clienti a scegliere, anche perché interessa piccoli lotti.
Quali sono, per voi, i canali di aggiornamento?
Tutti: dalle fiere alle riviste tecniche, ai corsi organizzati dalle associazioni di settore. E i fornitori, naturalmente con cui collaborare per creare progetti di miglioramento che ci consentano di raggiungere i nostri obiettivi di sostenibilità.
Come state progettando il futuro della Sada?
Negli ultimi anni abbiamo creato un nuovo stabilimento, acquistato nuovi macchinari e fatto investimenti molto importanti. Abbiamo due Dipartimenti di Ricerca & Sviluppo che, in collaborazione con Università e Istituti di Ricerca, studiano da anni nuove soluzioni barriera sempre più performanti, soluzioni di packaging design e prodotti che possano dare un valore aggiunto ai clienti. Oggi siamo impegnati a ottimizzare e efficientare tutti i processi, supportati dai nuovi ingegneri e sfruttando il meglio delle tecnologie. L’obiettivo – oggi più che mai – è di gestire volumi sempre più grandi contenendo i prezzi e salvaguardando marginalità sempre più risicate. Ed è soprattutto sulle persone che stiamo investendo. Da un lato puntiamo ad acquisire professionalità sempre più specializzate e dall’altro a valorizzare le competenze di tutti coloro che lavorano con noi, facendo di Sada un grande gruppo, anche umanamente. Attrattivo, speriamo, anche per i giovani che, in questo momento storico così complesso, fanno fatica a pensare al lavoro come a un investimento in felicità.
Quel prodotto che veniva dall’America
«Le prime macchine per lavorare il cartone ondulato – racconta Valentina Sada – le abbiamo comperate negli anni 60. Mi hanno raccontato che mio nonno e suo fratello andavano insieme alle prime fiere di settore a Milano, come più tardi mio padre e mio zio a visitare negli anni ’70 e ’80 le fiere internazionali per vedere i primi ondulatori che realizzavano questo nuovo prodotto. Veniva dall’America e prospettava il passaggio, avvenuto di lì a breve, dalle cassette di legno ai plateaux di cartone per l’agroalimentare (a cui è indirizzata l’80% della produzione Sada, Ndr). Un mercato di prossimità, con un raggio di approvvigionamento non oltre i 400 km che imponeva, per crescere, di acquisire nuove aziende sui territori da presidiare. Così, al sito di Pontecagnano, dove i Sada si trasferirono per seguire il principale cliente dell’epoca, si aggiunsero la Sabox di Nocera Superiore (Salerno) e quello siciliano, poi e, più in su, lo stabilimento veronese destinato a servire come cartotecnica i clienti del nord (e oltre) anche con progetti studiati ad hoc finalizzati a nuovi business. Con una qualità certificata ISO 9001 sin dagli anni Novanta, e a un prezzo sostenibile.»