Un’industria giovane, ad altissimo tasso di innovazione, nata per rispondere ai grandi problemi ambientali e dei mutamenti climatici coniugando produzione responsabile a riciclo e rigenerazione, con il rifiuto che torna ad essere materia prima, aiutandoci a produrre senza spreco di risorse naturali e contribuendo alla decarbonizzazione dell’economia, strada obbligata per ridurre la produzione dei gas serra, principali responsabili delle gravi alterazioni climatiche. E’ la filiera delle bioplastiche compostabili, rappresentata in Italia da Assobioplastiche, che ha presentato oggi a Roma il suo 4° rapporto annuale.
Lo studio del settore, effettuato da Plastic Consult – società indipendente che dal 1979 svolge studi e analisi di mercato nel settore delle materie plastiche -, è stato illustrato a Roma nella cornice di Palazzo Falletti alla presenza, tra gli altri, di Edo Ronchi, presidente Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Andrea Fluttero, presidente Unione imprese economia circolare “Unicircular” e Fabrizio De Fabritiis, amministratore unico di Milano Ristorazione, che ha presentato il caso studio di un modello di economia circolare nella ristorazione collettiva.
Nel 2017, in Italia, l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili, è rappresentata da 240 aziende – suddivise in produttori di chimica e intermedi di base (5), produttori e distributori di granuli (19), operatori di prima trasformazione (153), operatori di seconda trasformazione (65), – con 2.450 addetti dedicati per 73.000 tonnellate di biopolimeri prodotti, con un fatturato complessivo di 545 milioni di euro.
Relativamente ai settori applicativi, delle 73.000 tonnellate di polimeri lavorati, il 68% è stato destinato alla produzione degli shopper monouso per la spesa, il 13% ai sacchi per la raccolta della frazione organica e il restante 19% suddiviso tra manufatti per l’agricoltura, la ristorazione, il packaging alimentare e l’igiene della persona.
Nel 2017, per la prima volta dall’introduzione della legge 28/2012, con 49.500 tonnellate, i volumi degli shopper compostabili monouso immessi sul mercato superano quelli dei sacchetti illegali in plastica tradizionale, scesi a 42.500 tonnellate dalle 45.000 del 2016.
“Un dato importante che riflette gli effetti delle efficaci azioni di repressione avviate da Polizia Locale di Milano, Napoli e Torino, Carabinieri e Guardia di Finanza”, ha commentato Marco Versari, presidente di Assobioplastiche. “Siamo certi che la prosecuzione di tali azioni su tutto il territorio nazionale contribuirà al sostegno dell’economia sana di cui questo Paese ha assoluto bisogno.”
Relativamente al 2018, le previsioni di sviluppo della produzione di manufatti compostabili vedono una crescita complessiva intorno al 15%, con dinamiche diverse a seconda delle applicazioni:
- sono attesi buoni sviluppi per il film agricolo, anche sui mercati internazionali, e nel settore dell’imballaggio alimentare grazie alla crescente diffusione della pratica delle raccolte differenziate in Europa;
- nel comparto dei sacchi per il primo imballo alimentare (ultraleggeri), grazie alle normative in essere, i produttori italiani si confermano punto di riferimento per le forniture in tutta Europa;
- si registra una riduzione della domanda di sacchi per la raccolta dell’umido spesso sostituiti con gli shopper e/o con i sacchetti ultraleggeri, come effetto positivo della legislazione italiana. Le attese decisioni in materia di rifiuti da parte della UE lasciano prevedere un quadro evolutivo di traino in molti Paesi;
- le applicazioni monouso per la ristorazione vedono un aumento della domanda da CAM e acquisti verdi ma risultano soggette all’esito ancora incerto della direttiva UE sulla SUP.
Il settore dei materiali plastici compostabili conferma dunque una fortissima dinamicità con imprese che continuano a crescere ed investire in forza lavoro qualificata, macchinari e impianti all’avanguardia, applicazioni innovative nei diversi settori. Fanno ben sperare per l’evoluzione dell’intero comparto il fermento di un mercato fortemente motivato dalla necessità di ridurre l’inquinamento da plastica di suolo, fiumi e mari, la prossima apertura ai prodotti compostabili di paesi come Spagna e Austria, appena proceduti da Francia e Vallonia, insieme alla capacità di questi manufatti di risolvere i problemi connessi alla valorizzazione della frazione organica.
“I modelli di interconnessione tra bioplastiche e sistemi di raccolta differenziata della frazione organica sviluppati in Italia si stanno dimostrando vincenti. Ci auguriamo che consumatori, cittadini e rappresentanti delle istituzioni possano sostenere con sempre più consapevolezza e forza, anche in Europa, il percorso di innovazione, crescita economicooccupazionale e tutela ambientale rappresentato dalla filiera dei manufatti biodegradabili e compostabili”, ha concluso Versari.
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