MACERO Assocarta si pronuncia contro l'export di materia prima e chiede l'attuazione del Principio di Prossimità. Il pesante bilancio energetico dell’industria nazionale.
«Oltre il 50% della carta da macero mondiale confluisce sui mercati asiatici, in primis Cina (dato McKinsey), mentre le nostre cartiere si vedono sottrarre una materia prima che serve a realizzare più della metà della carta prodotta in un anno (9,1 milioni t nel 2011 di cui 55,2% ottenute da macero)».
Queste le stime di Assocarta, riportate dal direttore generale Massimo Medugno durante un recente convegno organizzato a Pescara, da Regione Abruzzo e Legambiente. Il senso della dichiarazione è chiarito da una precisazione successiva: «Siamo un buon Paese raccoglitore e anche un grande utilizzatore di macero, terzi in Europa dopo Germania e Francia. Una parte del materiale raccolto è però destinato all’export, alimentato dalla forte domanda espressa dai Paesi emergenti, dai costi di trasporto relativamente bassi, dalle normative ambientali deboli, oltre che dalla bassa qualità del macero locale e dagli insufficienti controlli presso le dogane».
Un giusto principio – Uno strumento per contrastare il fenomeno esiste: si chiama Principio di Prossimità, è previsto dall’articolo 181 del Decreto Legislativo 205/2010 che ha recepito la Direttiva Rifiuti, e introduce un sistema di monitoraggio sull’export in linea con le decisioni e le direttive comunitarie sulla Recycling Society.
Assocarta ne chiede l'attuazione, in linea con le 70 proposte di sviluppo della Green Economy (precisamente con l'articolo 24) presentate dal Ministro dell’Ambiente Clini all’inaugurazione dell'ultimo Ecomondo di Rimini. Il riutilizzo del macero sul territorio nazionale, è la motivazione, comporterebbe benefici ambientali ed economici per il territorio quantificabili in vari modi: con la sola raccolta urbana del macero, dal 1999 al 2011 in Italia sono state evitate 250 discariche (25 solo nel 2011) con un risparmio complessivo di circa 4 miliardi di euro; se consideriamo invece la produzione di CO2, il trasporto di 25 t di macero dalla Spagna alla Cina (distanza minima 14.893 Km) genera da 5 a 7 t di emissioni (Studio Itene), ed evitarlo conviene dunque anche all’ambiente.
L'export di macero non rappresenta, peraltro, il solo fardello che appesantisce il bilancio energetico delle imprese nostrane. Nuovi oneri stanno per essere introdotti per finanziare il sistema termico nazionale: «900 milioni di euro l’anno, che si aggiungono a quelli già stabiliti nell’ottobre 2012 per sostenere le rinnovabili, agli oneri legati alle emissioni di CO2 e al backloading» sintetizza Medugno.
Non lo merita un comparto virtuoso. Nel complesso, secondo le stime Assocarta «nel 2011 le cartiere italiane hanno prodotto 9,1 milioni t di carta e cartone utilizzando 2,4 miliardi di m3 di gas naturale e 6,5 miliardi di KWh, di cui più della metà in cogenerazione, con significative riduzioni della CO2 (-1,3 milioni t/anno). L’efficienza energetica dell'industria cartaria – stimolata dall’incidenza del costo dell’energia sul costo complessivo di produzione, che raggiunge punte del 35% – negli ultimi 15 anni ha ridotto i consumi del 20% per unità di prodotto». E può migliorare ulteriormente adottando strumenti adeguati: «con il recupero energetico dei soli residui del riciclo, ad esempio, eviteremmo al Paese il ricorso a 90.000 barili di petrolio all’anno, un vero e proprio giacimento da sfruttare».