Mercati da esplorare: USA

Dalla collaborazione fra ICE-Agenzia e Edizioni Dativo, la rubrica dedicata alle imprese italiane che operano nell’imballaggio e guardano con attenzione alle possibilità di sviluppo all’estero. La rete internazionale di uffici dell’ICE  fornirà un aggiornamento periodico sullo sviluppo del packaging nel breve/medio periodo in alcuni Paesi.

Nel periodo dal 2009 al 2012, il consumo annuo di carta e cartone negli Stati Uniti  è stato di circa 80 milioni di tonnellate.
Rispetto agli anni precedenti, si evidenzia una flessione dovuta alla crescita dei media digitali nella pubblicità e nell’editoria, oltre che alla attenzione maggiore ai consumi di materia prima, in un’ottica di sostenibilità, anche nel mondo dell’imballaggio. Il valore complessivo della produzione USA di carta, pasta per carta e cartone ha raggiunto nel 2014 gli 85 miliardi di dollari (ultimi dati disponibili, rilasciati dall’U.S. Department of Commerce). Nell’ambito dell’industria statunitense operante in questo settore, i maggiori utilizzatori sono stati i comparti della produzione di carta, cartone e fibra, nonché di scatole.
Per quanto riguarda, in particolare, i produttori di scatole, cartoncino pieghevole e cilindri di cartone, il volume delle vendite nel 2014 è stato di circa 5 milioni t, con un valore medio di circa 1.776 dollari /t.
Le previsioni riguardanti i prossimi quattro anni (2016/2019) prospettano una crescita annuale dell’1,3% a valore e dello 0,5% in quantità.

Modelli di business e mercati di riferimento
Tra i player che operano nel settore, le aziende individuali e i converter non integrati a monte rappresentano circa il 20% delle vendite, una quota che va riducendosi per effetto della tendenza generale all’integrazione di filiera. Nel box alla pagina seguente sono elencate alcune tra le principali imprese statunitensi in questo settore. Il comparto nel complesso, tuttavia, come abbiamo visto cresce, anche grazie al fatto che la maggior parte degli imballaggi a base cellulosica viene utilizzata per confezionare beni di prima necessità.
Quasi il 60% di tutti gli imballaggi di cartone, infatti, è destinato a prodotti alimentari: bevande, prodotti lattiero-caseari, caramelle e dolci, cibi secchi, cereali, ma anche surgelati come carni e verdure.
Fra gli altri settori di sbocco si segnalano quelli farmaceutico, cosmetico e per la cura della persona, dei prodotti per l’igiene e la manutenzione della casa, dei giocattoli, articoli sportivi e altre merci distribuite nei supermercati e nella GDO (Fonte: Paperboard Council Industry News).                   

(*)    Quota su totale import USA
(**)    Le dogane USA hanno cambiato o introdotto nuove voci doganali per il 2007.

Macchine per il converting: le importazioni crescono
Per quanto riguarda, invece, le macchine per l’industria grafica, cartotecnica e trasformatrice, nel 2014 il valore totale dell’import statunitense è ammontato a 2.281,9 milioni di dollari (1.723,5 milioni di euro), in crescita  del 14,2% rispetto al 2013. Lo  confermano le statistiche riferite a:
• macchine per la fabbricazione o la finitura della carta o del cartone;
• macchine per legatoria;
• macchine per la lavorazione della carta, cartone e pasta per carta;
• macchine per caratteri, blocchi, piatti;
• macchine da stampa.
La Germania con il 24,9%, l’Italia con l’11%, la Svizzera con l’8,9%, Israele con l’8,2%, e la Cina con l’8,1 %, si sono riconfermati i principali fornitori stranieri degli Stati Uniti, coprendo, nell’insieme, il 60% circa delle importazioni.
(Tabella 1 e 2 – Elaborazione ICE Chicago su dati dell’US Department of Commerce).
La Germania resta il fornitore leader del mercato statunitense, con il 24,9% dell’import. Dopo aver registrato un calo consistente di vendite nel 2012 (-4,4%), proseguito, sebbene meno marcatamente, anche l’anno successivo (-2,3%), nel 2014 ha recuperato terreno segnando una crescita del 14,2% toccando così il valore di 567,1 milioni di dollari (428,3 milioni di Euro).
Stesso andamento per l’Italia (tabella 3), saldamente ancorata al secondo posto tra i paesi fornitori; negli ultimi 6 anni la percentuale di acquisti da costruttori italiani si è mantenuta intorno al 9-10%. Dopo una crescita nel 2012 (+14,6%) seguita dalla brusca flessione del 2013 (-25%), le imprese nostrane hanno registrato una nettissima ripresa nel 2014 (+41,1%), con  vendite per 251,4 milioni di dollari (189,9 milioni di euro).                           

NOTA Il progetto è coordinato presso la sede centrale di ICE-Agenzia in Roma, dall’Ufficio  Tecnologia Industriale, Energia e Ambiente diretto da Ferdinando Pastore. Funzionario
di riferimento: Matteo Masini,
tel 06.5992.9356 – grafica.converting@ice.it

 

Mercati da esplorare: USA

Dalla collaborazione fra ICE-Agenzia e Edizioni Dativo, la rubrica dedicata alle imprese italiane che operano nell’imballaggio e guardano con attenzione alle possibilità di sviluppo all’estero. La rete internazionale di uffici dell’ICE  fornirà un aggiornamento periodico sullo sviluppo del packaging nel breve/medio periodo in alcuni Paesi.

Nel periodo dal 2009 al 2012, il consumo annuo di carta e cartone negli Stati Uniti  è stato di circa 80 milioni di tonnellate.
Rispetto agli anni precedenti, si evidenzia una flessione dovuta alla crescita dei media digitali nella pubblicità e nell’editoria, oltre che alla attenzione maggiore ai consumi di materia prima, in un’ottica di sostenibilità, anche nel mondo dell’imballaggio. Il valore complessivo della produzione USA di carta, pasta per carta e cartone ha raggiunto nel 2014 gli 85 miliardi di dollari (ultimi dati disponibili, rilasciati dall’U.S. Department of Commerce). Nell’ambito dell’industria statunitense operante in questo settore, i maggiori utilizzatori sono stati i comparti della produzione di carta, cartone e fibra, nonché di scatole.
Per quanto riguarda, in particolare, i produttori di scatole, cartoncino pieghevole e cilindri di cartone, il volume delle vendite nel 2014 è stato di circa 5 milioni t, con un valore medio di circa 1.776 dollari /t.
Le previsioni riguardanti i prossimi quattro anni (2016/2019) prospettano una crescita annuale dell’1,3% a valore e dello 0,5% in quantità.

Modelli di business e mercati di riferimento
Tra i player che operano nel settore, le aziende individuali e i converter non integrati a monte rappresentano circa il 20% delle vendite, una quota che va riducendosi per effetto della tendenza generale all’integrazione di filiera. Nel box alla pagina seguente sono elencate alcune tra le principali imprese statunitensi in questo settore. Il comparto nel complesso, tuttavia, come abbiamo visto cresce, anche grazie al fatto che la maggior parte degli imballaggi a base cellulosica viene utilizzata per confezionare beni di prima necessità.
Quasi il 60% di tutti gli imballaggi di cartone, infatti, è destinato a prodotti alimentari: bevande, prodotti lattiero-caseari, caramelle e dolci, cibi secchi, cereali, ma anche surgelati come carni e verdure.
Fra gli altri settori di sbocco si segnalano quelli farmaceutico, cosmetico e per la cura della persona, dei prodotti per l’igiene e la manutenzione della casa, dei giocattoli, articoli sportivi e altre merci distribuite nei supermercati e nella GDO (Fonte: Paperboard Council Industry News).                   

(*)    Quota su totale import USA
(**)    Le dogane USA hanno cambiato o introdotto nuove voci doganali per il 2007.

Macchine per il converting: le importazioni crescono
Per quanto riguarda, invece, le macchine per l’industria grafica, cartotecnica e trasformatrice, nel 2014 il valore totale dell’import statunitense è ammontato a 2.281,9 milioni di dollari (1.723,5 milioni di euro), in crescita  del 14,2% rispetto al 2013. Lo  confermano le statistiche riferite a:
• macchine per la fabbricazione o la finitura della carta o del cartone;
• macchine per legatoria;
• macchine per la lavorazione della carta, cartone e pasta per carta;
• macchine per caratteri, blocchi, piatti;
• macchine da stampa.
La Germania con il 24,9%, l’Italia con l’11%, la Svizzera con l’8,9%, Israele con l’8,2%, e la Cina con l’8,1 %, si sono riconfermati i principali fornitori stranieri degli Stati Uniti, coprendo, nell’insieme, il 60% circa delle importazioni.
(Tabella 1 e 2 – Elaborazione ICE Chicago su dati dell’US Department of Commerce).
La Germania resta il fornitore leader del mercato statunitense, con il 24,9% dell’import. Dopo aver registrato un calo consistente di vendite nel 2012 (-4,4%), proseguito, sebbene meno marcatamente, anche l’anno successivo (-2,3%), nel 2014 ha recuperato terreno segnando una crescita del 14,2% toccando così il valore di 567,1 milioni di dollari (428,3 milioni di Euro).
Stesso andamento per l’Italia (tabella 3), saldamente ancorata al secondo posto tra i paesi fornitori; negli ultimi 6 anni la percentuale di acquisti da costruttori italiani si è mantenuta intorno al 9-10%. Dopo una crescita nel 2012 (+14,6%) seguita dalla brusca flessione del 2013 (-25%), le imprese nostrane hanno registrato una nettissima ripresa nel 2014 (+41,1%), con  vendite per 251,4 milioni di dollari (189,9 milioni di euro).                           

NOTA Il progetto è coordinato presso la sede centrale di ICE-Agenzia in Roma, dall’Ufficio  Tecnologia Industriale, Energia e Ambiente diretto da Ferdinando Pastore. Funzionario
di riferimento: Matteo Masini,
tel 06.5992.9356 – grafica.converting@ice.it

 

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