Analisi, strumenti e prospettive (diverse e strategiche), secondo Andrea Briganti, direttore di Acimga e della Federazione Carta e Grafica.
Le aziende italiane fanno sempre più fatica. Oggi a garantire continuità nella supply chain e fra pochi mesi a gestire le conseguenze di un rallentamento nella raccolta ordini che si farà pienamente sentire in autunno. Ma la crisi provocata dalla pandemia che in Europa ci ha visti in trincea per primi non durerà a lungo e verosimilmente – questa la scommessa ragionata – sarà seguita da una ripresa, anche vivace, quando una cura o il vaccino saranno disponibili, un po’ come è accaduto nel periodo post bellico con la ricostruzione. Questo, in estrema sintesi, il commento di Andrea Briganti ai dati raccolti dalla survey settimanale promossa da Acimga per monitorare, nel pieno della crisi da Covid-19, la vita delle aziende italiane che forniscono tecnologie di stampa e converting.
Raccolta dati e lobbying “just in time”
«Le aziende denunciano una difficoltà progressiva a mantenere continuità nella produzione, con una contrazione delle commesse, la difficoltà di raggiungere i clienti dentro e fuori i confini nazionali, e la riduzione dell’incoming dei compratori dall’estero. La crisi si fa sentire soprattutto nell’after sales: le nostre aziende garantiscono senza difficoltà il servizio 24/7 di engineering e di assistenza, ma il fermo delle installazioni, ostacolate dalle barriere alla circolazione del personale tecnico, bloccano il mercato e, rappresentando l’ultimo adempimento agli obblighi contrattuali, anche i pagamenti, innestando crisi di liquidità».
Per affrontarle Acimga da un lato raccoglie dati e informazioni in tempo reale; dall’altro li trasmette con altrettanta tempestività ai ministeri competenti accompagnati da proposte e istanze a sostengo del settore. «Il quadro muta giorno dopo giorno; l’economia di una settimana fa è completamente diversa dall’attuale. Per questo la velocità di analisi e risposta è fondamentale. Il nostro questionario di inchiesta ci permette di seguire in tempo reale la vita nelle aziende e la nostra nuova responsabile dei rapporti istituzionali, portatrice di competenze di alto profilo, coordina le attività di lobbying a sostegno della nostra industria».
Sono progetti da attivare immediatamente, ad esempio per ottenere un lasciapassare che attesti lo stato di buona salute dei nostri tecnici, abilitandoli a varcare il confine per effettuare operazioni di installazione e manutenzione. Ma anche progetti con effetto prolungato nel tempo, ad esempio per affrontare la progressiva riduzione della forza lavoro nelle fabbriche, tipicamente con il ricorso alla cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali, e un po’ più in là la crisi che si prospetta per molti, a seguito del rallentamento nella raccolta ordini.
«Per l’Italia, infatti, il 2020 è un anno anomalo non solo per via del Covid-19 ma anche perché è (era) l’anno di drupa che, nel nostro paese, vede da sempre un fermo quasi generalizzato degli ordini in attesa della fiera, dove si fa “il pieno” per un lungo periodo successivo. Quest’anno, all’ultimo, l’evento è saltato, e le conseguenze per le aziende, in termini di gestione dei forecast in bilancio, non sono banali. Anche perché il nostro è un settore che non fa magazzino ma produce su ordinazione… Insomma, per affrontare il grosso della crisi industriale abbiamo per fortuna un po’ di respiro, ma d’altro canto questa crisi ha una coda lunga, e va affrontata sull’oggi e al tempo stesso in prospettiva».
E la bufera finanziaria?
Ma le difficoltà non sono solo di ordine manifatturiero. Vedendo la volatilità delle borse molti paventano una crisi finanziaria globale e prospettano un secondo 2008. «Il susseguirsi di crolli al -20% e di recuperi al +60% mettono ansia e anche gli analisti più accreditati non azzardano previsioni: i mercati si comportano come in economia di guerra e, come in quel caso, i conti si fanno alla fine. Dopo una guerra, però – mi vien da considerare – la ripresa è veloce e importante, e a mio parere questo è lo scenario più probabile del dopo crisi».
La fiducia di Briganti si poggia su due considerazioni di ordine fattuale. «La Banca Centrale Europea da un lato e la Federal Reserve americana dall’altro, ciascuna a modo proprio, hanno messo in campo una serie di misure e molte risorse per sostenere l’economia sotto questo profilo. E lo hanno fatto dopo che, proprio come conseguenza della débacle del 2008, il sistema finanziario internazionale si è di molto ripulito. Non solo: in Italia in particolare, dove le banche erano particolarmente esposte e fragili, in questo decennio è stata compiuta una radicale opera di riforma e patrimonializzazione, che vede ora i nostri istituti forti e in grado di erogare credito a sostegno delle imprese».
Nuove prospettive. Collettive
Le maggiori difficoltà, conclude Briganti, non saranno di ordine finanziario ma produttivo, ed è qui che occorre concentrare gli sforzi. Oltre alle attività di monitoraggio e lobbying, Acimga ha avviato progetti di advocacy a sostegno della reputazione del Made in Italy nel mondo (ricordiamo che i costruttori italiani di macchine per il printing e il converting esportano in media il 60% della loro produzione). Ma non solo.
«Questa crisi richiede una politica di Paese, delle azioni di settore e un senso di coesione che superi il particolarismo così tipico della cultura italiana. Offre dunque un’occasione ulteriore per riflettere su quando sia più proficuo fare un affare da soli (vincere una battaglia ) o raggiungere la massa critica necessaria a contare nel mondo (vincere una guerra). Significa vedere Acimga e Federazione Carta Grafica non tanto come potenziali hub per incontri d’affari ma come luoghi dove fare politica economica dal basso, in prima persona».
Le occasioni sono innumerevoli e sempre se ne creano. Anche adesso, sia sul piano industriale che promozionale: «Se riusciamo a sostenere la nostra industria in questo momento di difficoltà – esemplifica Briganti – fra pochi mesi avremo aziende strutturate per sostenere l’industria del packaging in settori vitali, come il food e il pharma, anche nei paesi stranieri colpiti dall’onda lunga del contagio. Con prospettive di ripresa e di riposizionamento davvero importanti.
Pensando poi alle fiere (la nostra Print4All con The Innovation Alliance) e ai convegni di informazione come le imminenti conferenze sulla stampa rotocalco e i trend di filiera, è chiaro che la loro portata supera di molto l’evento puntuale. Le fiere sono pedine di una partita che gli enti organizzatori giocano sullo scacchiere internazionale, stringendo alleanze e occupando spazi vitali per l’export di un Paese: una partita che, ovviamente, si gioca in squadra.
Quanto alle conference, abbiamo confermato Roto4All per il 28 aprile, rendendolo un webinar, e spostando l’evento a Firenze il 23 ottobre. Mentre la Print4All Conference avrà una preview via web il 18 maggio e l’evento vero e proprio in streaming il 24 giugno. Tutti appuntamenti che si prestano a mettere in campo l’efficacia e la portata innovativa degli incontri a distanza che la pandemia sta potenziando».