Durante l’ultimo Flexo Day è stato trattato il cartone ondulato e alcuni aspetti legati alla stampa flessografica. In questo articolo, Sergio Molino, professionista e membro del Comitato Tecnico di ATIF, ci sintetizza i contenuti dell’intervento.
Nell’evoluzione della comunicazione marketing delle aziende produttrici di beni di largo consumo, il packaging da tempo rappresenta un importante veicolo di comunicazione e non solamente un mero contenitore di prodotto.
Un’evoluzione simile si sta verificando anche nel settore dell’imballaggio basato sul cartone ondulato, dove da mero contenitore per il trasporto, è diventato un elemento per l’esposizione al consumatore, e per questo deve essere anche bello da vedere e attrattivo agli occhi dell’acquirente. Veicolo promozionale nei punti vendita, il bancale è diventato l’espositore della merce: si scarica, si apre ed è già pronto con un notevole risparmio di tempo sui tempi di preparazione del punto vendita.
Il vantaggio del cartone ondulato risiede nella sua resistenza in rapporto al suo peso. Questo gli ha permesso di sostituire i materiali, come il legno, nell’imballaggio e spedizione delle merci. Inventato negli anni ’70 del 1800 si è rapidamente affermato come materiale d’imballaggio, proseguendo e allargando il suo utilizzo.
La composizione del cartone ondulato
Il cartone ondulato è composto da 3 strati di materiale cartaceo, due strati esterni chiamati copertine e uno intermedio a cui è stata data la forma di onda, incollati tra di loro. Le sue caratteristiche variano a seconda delle due macro categorie delle carte che lo compongono: le carte da copertina (carte tese) e le carte per ondulazione.
La combinazione delle carte tra di loro dà origine al tipo di cartone ondulato e alle difficoltà che si incontreranno in fase di stampa.
Le carte da copertina possono essere avana o bianche e sono sotto riportate secondo caratteristiche meccaniche dalle più performanti alle meno performanti:
- Patinato, Kraft Patinato
- Kraft avana, Kraft bianco
- Liner avana, Liner bianco
- Test avana, Test bianco
Con una maggior stratificazione si possono ottenere diversi spessori con diverse resistenze allo sforzo in funzione delle necessità, mantenendo comunque un peso al metro quadro contenuto.
Alle diverse combinazioni di spessori sono state assegnate delle classi di identificazione.
La stampa flessografica del cartone ondulato
Oggi la stampa di scatole di cartone ondulato avviene con due sistemi di produzione: preprint o postprint.
Con la metodologia del preprint la copertina è stampata prima di essere incollata sull’onda. Può essere stampata con diverse metodologie di stampa, offset o flexo in piano o in rotativa su di un supporto idoneo, il quale successivamente si incolla sull’onda. Questo sistema permette di ottenere un’ottima qualità, ma a discapito di un costo di produzione maggiore. È più adatto a produzioni molto elevate.
Con la metodologia del postprint, si stampa il cartone in fogli già formati, generalmente utilizzando il sistema di stampa flessografico. Questo sistema di produzione permette di ottenere dei costi di produzione inferiori e permettendo di produrre quantità ridotte. A livello qualitativo, se ben gestito, può competere con il metodo di preprint.
In genere la stampa su cartone ondulato è considerata una stampa povera ma se correttamente gestita permette di ottenere degli ottimi risultati. Per la produzione postprint si utilizzano principalmente tre macchine:
- Il casemaker è un sistema di produzione integrato che permette di produrre scatole complete a partire dal foglio di cartone: è progettata per stampare, fustellare, piegare e incollare la scatola, che esce completa dal ciclo di produzione.
- Il fustellatore rotativo è un sistema di produzione che si occupa di stampare e fustellare i fogli di cartone, la scatola sarà successivamente completata con altri macchinari.
- La macchina da stampa è un sistema di produzione che si occupa di stampare i fogli di cartone, e permette di ottenere una qualità di stampa maggiore rispetto ai sistemi precedenti.