Nel corso della presentazione del Rapporto “Il Riciclo in Italia nel 2022” – presentato lo scorso 16 dicembre a Milano, presso la Fondazione Corriere della Sera, dal Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi – è emerso il ruolo centrale della filiera carta e grafica nell’economia circolare Made in Italy nel contesto europeo.
Se nella UE il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo (CMU)* è stato nel 2020 pari al 12,8%, l’Italia ha raggiunto il 21,6%, valore secondo solamente a quello della Francia (22,2%) e di circa nove punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%).
“Se tale indicatore di circolarità viene declinato nell’ambito della filiera carta e grafica – rappresentata da Federazione Carta Grafica partner dell’evento – tale tasso è pari al 63% risultato di una sinergia di filiera e degli ingenti investimenti fatti, negli anni, lungo tutta la filiera della carta, dalla raccolta alla re-immessione della carta da riciclare nel pulper di cartiera”, afferma Carlo Emanuele Bona, Presidente di Federazione Carta Grafica a margine della presentazione. “Con un fatturato di 25,3 miliardi di € (1,4% del PIL), generato nel 2021 da circa 162.700 addetti attivi in 16.600 aziende, i settori rappresentati dalla Federazione non solo producono beni e materiali, tecnologie essenziali per clienti e consumatori”, illustra Bona, “ma sono centrali per lo sviluppo dell’economia circolare in quanto la carta è il biomateriale per eccellenza.”
Infatti, la filiera cartaria svolge un ruolo strategico ed essenziale nell’economia circolare del Paese: nel 2021 sono stati riciclati dalle cartiere italiane oltre 6 milioni di tonnellate di carte e cartoni (12 tonnellate al minuto); nell’imballaggio in carta il riciclo è superiore all’85%”.
“Un primato europeo che per essere mantenuto e migliorato richiede nuove infrastrutture per sostenere la competitività della filiera carta e grafica. La filiera produce scarti di produzione e fanghi che possono produrre energia verde, come il biometano, che peraltro potrebbe transitare nei sistemi di cogenerazione delle cartiere ad oggi funzionanti prevalentemente a gas naturale. Il sostegno all’economia circolare porterebbe oltretutto nella direzione, già imboccata dalla nostra industria, della decarbonizzazione”, mette in evidenza Bona.
Negli ultimi 25 anni dopo l’entrata in vigore del D.Lgs. 22/97, l’infrastruttura del riciclo della carta ha conosciuto una costante e significativa crescita, quantitativa e qualitativa. Tra il 1998 e il 2021, emerge dal Rapporto, sono state avviate a riciclo poco più di 75 Mt di rifiuti di imballaggio in carta. Al 2021 la percentuale di riciclo sull’immesso al consumo ha aggiunto l’85%, crescendo di 48 punti percentuali durante il periodo considerato. La crescita della quantità di rifiuti di imballaggio è stata costante durante i 25 anni, passando da 1.489 kt nel 1998 a 4.460 kt nel 2021.
Nell’ambito della sessione “Il sistema italiano del riciclo un’eccellenza europea” Andrea D’Amato, General Manager di Seda International Packaging Group, oltre ad aver illustrato i risultati raggiunti nella riciclabilià degli imballaggi in carta, ha sottolineato come la recente proposta di revisione del Regolamento europeo sugli imballaggi tende a minare il primato italiano allo sviluppo di una vera economica circolare.
“Puntare sugli imballaggi riutilizzabili invece che sul riciclo creerà grossi problemi di sicurezza alimentare, farà implodere le infrastrutture di riciclo della carta create in oltre 25 anni di duro lavoro grazie a centinaia di milioni di investimenti e bloccherà lo sviluppo dell’economia circolare in Europa, dove l’Italia gioca un ruolo di assoluta leadership”, ha spiegato Andrea D’Amato. “Invece di introdurre divieti e prescrizioni bisognerebbe puntare su una maggiore diffusione dei sistemi di raccolta per garantire un maggior riciclo su larga scala degli imballaggi monouso che svolgono un ruolo cruciale nella protezione della salute dei consumatori e nella tutela dell’ambiente. Con gli imballaggi riutilizzabili avremo un maggior consumo energetico, maggiori emissioni di CO2 e un sempre più elevato aggravio dello stress idrico.”
L’evento ha messo in evidenza 11 Flash di eccellenza e innovazione del riciclo fra i quali Burgo Group con la cartiera di Avezzano. Ignazio Capuano Amministratore delegato di Burgo Group ha illustrato il processo di riconversione del sito cartario di Avezzano, da produttore di carta patinata (grafica) a carta per imballaggio (containerboard). 220 mila le tonnellate annue di carta sfornate dalla cartiera realizzate con 100% di carta da riciclare.
“L’Italia, nel 2021, scala una posizione a livello europeo e diventa secondo produttore di carta e secondo riciclatore – dopo la Germania – grazie anche alla conversione di stabilimenti di produzione da carte patinate a quelle per imballaggio (containerboard) come Avezzano”, afferma Capuano. Pur rimanendo un esportatore netto di carta da riciclare l’industria cartaria, nel 2021, ha aumentato l’utilizzo di carta da riciclare del 16% stabilendo un record di consumo interno di oltre sei milioni di tonnellate. “Un posizionamento eccellente a livello europeo che va necessariamente mantenuto vivo e potenziato”, sottolinea anche Capuano allineando la posizione cartaria a quanto già espresso da Bona a margine dell’evento. “La mancanza di infrastrutture al servizio del riciclo incide fortemente sulla competitività del settore e sugli obiettivi industriali di decarbonizzazione. Scarti di produzione e fanghi potrebbero produrre energia e biogas, dando una mano alla decarbonizzazione, alla bolletta e all’economia circolare. E, quindi, alla competitività del settore“, conclude Capuano. Come già evidenziato nel Piano Nazionale di Gestione dei Rifiuti ai pianificatori regionali.
*Tasso di utilizzo circolare di materia Il tasso di utilizzo circolare di materia (CMU) misura il contributo dei materiali riciclati al soddisfacimento della domanda di ma terie prime. Questo indicatore è definito come il rapporto tra l’uso circolare di materia (U) e l’uso complessivo (proveniente da materie prime vergini e da materie riciclate). Un valore di CMU più alto significa che una quantità maggiore di materia prima secondaria entra nel ciclo produttivo a sostituire le materie prime vergini. Questo indicatore, rapportando le materie prime seconde reimmesse nei cicli produttivi rispetto al consumo totale di materiali da parte dell’industria, differisce dal tasso di riciclo (che invece tiene conto solo dei rifiuti riciclati rispetto ai rifiuti prodotti) e rappresenta con buona approssimazione il grado di circolarità di un Paese.