Dieci anni e finanziamenti per un miliardo di euro. Tanto vale per l’Unione Europea l’innovazione tecnologica basata su questo materiale.
“Il punto” sulle applicazioni industriali in una recente tre-giorni modenese, che ha visto sul palco Konstantin Novoselov – premio Nobel della Chimica – e una serie di imprese innovative ospiti di Tetra Pak, che hanno mostrato le prestazioni del grafene nei manufatti più disparati.
Si chiama Graphene Flagship il progetto finanziato dall’Unione Europea con un budget di un miliardo di euro nel corso di 10 anni (scadenza 2023), per sviluppare un’industria che sfrutti le straordinarie proprietà del grafene, individuate come strategiche in innumerevoli ambiti applicativi. In Italia sono molti ormai gli enti di ricerca (dal CNR alle Università) e le imprese che hanno aderito al progetto, singolarmente o trainati dagli incubatori di innovazione come il CRIT di Vignola (MO). CRIT non a caso coinvolto nel grande evento che poche settimane fa ha visto sfilare a Modena Konstantin Novoselov, premio Nobel della Chimica nel 2010 per la scoperta del grafene e docente all’Università di Manchester, Vincenzo Palermo (CNR e Chalmers University) e un drappello di imprese produttrici di prototipi o beni già industrializzati contenenti grafene, che Tetra Pak ha ospitato nella propria sede italiana, introdotte dalla VP Equipment Engineer, Sara De Simoni.
Il motivo di tanto interesse? «Il grafene è il materiale più sottile che esista in natura – ha spiegato Palermo. «La sua forma, resistenza e stabilità possono essere utilizzate per creare materiali mai visti prima, generando una rivoluzione simile a quella causata nel secolo scorso dall’utilizzo dei polimeri per produrre plastica».
200 volte più forte dell’acciaio e al contempo leggerissimo (per coprire un campo da calcio ne bastrerebbero 6 grammi), questo materiale è un conduttore eccellente di calore ed elettricità e presenta eccezionali proprietà di assorbimento della luce, prestandosi ad alimentare innovazioni rivoluzionarie pressochè in tutti gli ambiti industriali, dall’elettronica all’automotive, passando per l’energia e il packaging, l’ottica e quant’altro.
Disponibile in natura in quantità sufficienti ad alimentare il fabbisogno dell’industria, presenta un costo elevatissimo ma gestibile in funzione della quantità minima necessaria in fase applicativa, e vede in campo, ormai tecnologicamente matura, l’intera filiera di estrazione-produzione-trasformazione.
I possibili impieghi nel packaging
Anche l’industria del packaging e del labeling possono avvalersi di queste caratteristiche, ad esempio nella creazione di coating innovativi o nella stampa di circuiti elettrici, ma anche nella creazione di superfici estremamente lisce senza ricorrere alla lubrificazione; inoltre, il mix di leggerezza e resistenza lo rende ideale nell’industria meccanica, per la costruzione di componenti idealmente “eterni”.
Tetra Pak, che ha raggiunto la Graphene Flagship pochi mesi fa, ne dà testimonianza, mettendo in campo risorse e competenze per seguire una serie di progetti esplorativi. Tre, sostanzialmente gli ambiti di riferimento: «La connettività – spiega Andrea Campelli, direttore Comunicazione Italia, Iberia, Francia & Benelux Tetra Pak – per lo sviluppo di imballaggi “intelligenti” dove l’uso del grafene, ad esempio in sensori flessibili ultrasottili, consente di aggiungere nuove funzionalità al contenitore di cartone, trasformandolo in un medium di dati su larga scala.
Un secondo ambito applicativo deriva dalla flessibilità di questo materiale, che rende le apparecchiature più leggere ed efficienti dal punto di vista energetico, riducendo consumi e costi di alimentazione. Inoltre, un terzo ambito dalle grandi potenzialità riguarda i rivestimenti barriera, prospettando ad esempio nuovi packaging primari in grado di proteggere gli alimenti dall’ossigeno e dalla luce, più sostenibili e con maggiori potenzialità di riciclo.
Più in generale, in ambito packaging il grafene potrebbe contribuire a ridurre la carbon footprint nell’intera catena di fornitura, aumentando le prestazioni dei materiali tanto dal punto di vista funzionale quanto della riciclabilità».