Peter Andrich – AD Koenig & Bauer IT dal maggio 2018 – risponde alle nostre domande sugli effetti dell’emergenza sanitaria COVID-19 sulla vita dell’azienda italo-tedesca con operatività in “zona gialla”. Ecco le sue risposte, e la considerazione finale, che condividiamo volentieri.
Che contraccolpi avete registrato dallo scoppio dell’emergenza sanitaria da COVID-19? E quali contromisure avete preso?
Parliamo di un fenomeno che è “esploso” in pochissimo tempo: fino a 10 giorni fa tutto precedeva come sempre; durante il finesettimana è arrivato l’allarme e lunedì 24 febbraio, arrivati in azienda, abbiamo indetto immediatamente una riunione straordinaria per condividere le informazioni e diramare le regole da rispettare per prevenire possibili contagi: le 10 regole del Ministero della Salute e alcune precauzioni supplementari che abbiamo preso in K&B per nostra massima tranquillità, come ad esempio mantenere una distanza fisica di 1,5 metri fra le persone (invece che un solo metro) e evitare il più possibile di viaggiare su mezzi collettivi di trasporto privilegiando l’automobile (con un solo passeggero per automezzo)… Soprattutto abbiamo subito fatto compilare a tutti i dipendenti e collaboratori il modulo di autocertificazione in cui ciascuno doveva dichiarare eventuali contatti recenti diretti o indiretti con cinesi o zona rossa Italia ed eventuali sintomi da virus influenzale propri e dei famigliari. Tutte le risposte sono state negative, il che ci ha tranquillizzato, e ora continuiamo a riproporre il questionario a distanza ravvicinata per poter monitorare lo stato di salute dell’azienda in tempo reale.
Come procede la vita dell’azienda? Con quali limitazioni e problemi?
Naturalmente non ci siamo fermati. Lo stesso questionario viene riproposto a tutti i fornitori e clienti – a maggior ragione quando riceviamo dei visitatori in azienda – ed è nostra cura fornire le stesse informazioni su noi stessi a ogni occasione di contatto. Come azienda potremmo imporre a tutti di adeguarsi alle direttive centrali ma in certi casi preferiamo tenere conto del vissuto di ciascuno e se un collaboratore della casa madre in Germania non se la sente di viaggiare in Italia non vogliamo costringerlo e cerchiamo di trovare una soluzione sostitutiva.
Iniziate a subire dei contraccolpi sul business?
Fino a questo momento non abbiamo registrato rallentamenti nel giro d’affari e, per quello che possiamo constatare direttamente, neppure i clienti che lavorano nelle zone a rischio (giallo e verde) hanno subito fermi di lavorazione: la domanda di packaging stampato, soprattutto alimentare, non sembra essersi fermata.
K&B è un’azienda tedesca, che produce e opera sia in Italia sia in Germania. Come viene percepita la situazione italiana all’estero? E come si stanno orientando i Governi per affrontare il contagio?
In K&B viene percepita e apprezzata la proattività dell’Italia, ad esempio per aver deciso di tracciare il diffondersi dell’infezione tenendo conto anche delle persone asintomatiche, avviando così un lavoro di rilevazione serio – anche più che in altre parti del mondo. Ora bisognerà verificare l’efficacia dei provvedimenti di profilassi e capire man mano cosa fare. Il problema è serio ed è la prima volta che si manifesta con queste caratteristiche, dunque tutti sono preoccupati. Le fiere si posticipano e anche i nostri eventi aziendali, in entrambi i paesi, sono stati temporaneamente sospesi. Ormai è chiaro, guardando all’esperienza cinese, che il problema sanitario causato dal nuovo virus ha una durata di almeno 2-3 mesi e dunque è su questo lasso di tempo che ci si va orientando per progettare il futuro, rendendosi conto che le dinamiche potrebbero cambiare ulteriormente.
Vuole fare una dichiarazione ai lettori?
Più che una dichiarazione, mi permetto una considerazione, per così dire, “filosofica” che nasce dall’attuale difficoltà a reperire ausilii di base e basso costo come mascherine e gel disinfettanti. La considerazione è: i Paesi potenti del mondo sono perfettamente attrezzati per affrontare guerre su scala planetaria, con uomini e armamenti sufficienti a rispondere a eventuali attacchi nell’arco di 24 ore. Ma gli stessi Paesi, e anche quelli con forti economie, non sono minimamente equipaggiati per affrontare un rischio di pandemia, e tutelare così la vita della popolazione.