All’epoca delle prime macchine per la stampa offset litografica a foglio, i costruttori ne indicavano il formato con le sigle B0, B1, B2… Oggi questa classificazione è tornata di moda e anche i costruttori di sistemi digitali definiscono B1, B2, B3 le loro macchine a foglio destinate alla produzione.
Ma da cosa deriva questa indicazione? Cosa sono i formati b1 e b2? E, soprattutto, è sempre corretta?
La norma DIN 476 (e la norma ISO 216) oltre a definire il formato A0 e i suoi sottomultipli (A1, A2, A3, A4, …) definisce anche il formato base B0 che utilizza anch’esso √2 nel dimensionare i suoi lati.
Il formato B0 viene infatti definito come un rettangolo il cui lato minore (lmin) misura 1000 mm e il lato maggiore (lmag) è uguale a lmin × √2 = 1414 mm. Come per i formati minori, anche per ricavare il “B” si divide a metà il lato maggiore, così il formato B1 = 1000 mm × (1414 mm / 2) ossia 1000 mm × 707 mm, e il formato B2 = 707 mm × (1000 mm / 2) ossia 707 mm × 500 mm.
Questo evidenzia un errore non infrequente: una macchina che può stampare il formato carta 605 mm x 750 mm non va identificata come formato B2, analogamente a una macchina che può stampare il formato carta 614 mm x 750 mm. Le due macchine differiscono dal formato B2 rispettivamente per:
Dunque, definire i due formati presi ad esempio come “B2” significa compiere un errore riguardante la superficie del foglio, pari rispettivamente al +28,36% e al +30,27%.