Dal 19 al 26 ottobre si svolge “K”, la fiera B2B che riunisce a Düsseldorf la filiera internazionale della plastica e della gomma. Gli espositori italiani sono moltissimi – 400 sul totale dei 3000 provenienti da 50 nazioni – e il packaging rappresenta il primo settore di sbocco.
Materie prime e ausiliarie, macchinari e impianti, semilavorati di varia natura e, imprescindibili, i servizi e la Ricerca. La merceologia di K rispecchia fedelmente la filiera di lavorazione dei prodotti di plastica, attraendo investitori dei mercati più vari, dall’aeronautica all’edilizia, passando per la chimica, l’agricoltura e molto altro, tempo libero compreso.
Il packaging – si è ricordato durante la conferenza stampa di fine maggio, organizzata dal rappresentante italiano di Messe Düsseldorf, Honegger Gaspare Srl – ne costituisce il settore di riferimento per eccellenza: secondo i dati PlasticEurope (Federchimica), nel 2014 l’industria dell’imballaggio ha consumato la quota più consistente di materia plastica (39,5%), prima del settore edile (20,1%) e a ragguardevole distanza da tutti gli altri (automotive 8,6%, industria elettrica ed elettrotecnica 5,7%, agricoltura 3,4% ecc.).
Dal punto di vista geo-economico, l’Italia occupa un posto di tutto rispetto, posizionandosi seconda nella classifica europea dei consumi di materia prima (14%) alle spalle, come sempre, della Germania che primeggia con il 25% (Francia 10%, UK 8%, Spagna 7%, Polonia 6%…).
Coerente, dunque, il sostanzioso investimento fatto dalle imprese italiane sulla fiera tedesca – la più grande del settore, oggi alla ventesima edizione – dove gli stand dei connazionali occupano un’area espositiva netta di oltre 26.000 m2 sui 170mila del polo fieristico (19 padiglioni in tutto, pieni già da tempo).
Si inverte, così, il principio di ripiegamento mostrato nel 2013: «Quest’anno circa 80 aziende si sono re-iscritte a K, dopo l’assenza dall’edizione precedente» sottolinea Armando Honegger, CEO della società omonima, rappresentante in Italia di Messe Duesseldorf, che al contempo documenta la progressiva maggior presenza di espositori asiatici, specchio dei tempi e dei mercati.
La Cina, ricordiamo, è il primo produttore mondiale sia di materie plastiche (49%) sia di macchine (40%).
MADE BY ITALY IN PRIMO PIANO
Cifre a parte, la leadership tecnologica – documentano gli organizzatori – resta in Occidente, che anche a K dà prova di eccellenza.
Non casuale, al riguardo, l’allestimento di spazi e momenti dedicati alle istituzioni di Ricerca, con l’intento di favorire il colloquio con l’industria (quest’anno K è particolarmente focalizzata sui nuovi materiali, la leggerezza dei manufatti e la digitalizzazione dei processi in un’ottica di Industry 4.0).
Ed è rilevante, anche in fatto di innovazione, il contributo del Made in Italy (ormai sempre più spesso “Made by” le Italian companies che operano in tutto il mondo). La fiera tedesca offrirà più occasioni per valorizzare la verve innovativa dei connazionali, anche nelle tecnologie con ricadute sul packaging e la cartotecnica.
Ecco qualche esempio emblematico.
– «Amut Dolci Bielloni – in fiera per la prima volta con l’intera compagine del gruppo Amut a cui si è unita lo scorso anno – porterà moltissima nuova tecnologia», annuncia Matteo Spinola, Sales & Marketing Manager della società di Biassono (MB). «In uno spazio di 1000 mq allestiremo un intero stabilimento, con due linee in funzione e una terza in gran spolvero, che richiederà il coinvolgimento per settimane di oltre 80 persone. La novità più importante, e interessante anche dal punto di vista tecnologico, sarà l’impianto cast per la produzione di film stretch – dal granulo alla bobina, manuale o automatica, inscatolamento e palettizzazione compresi – che si distingue anzitutto per la produttività: è l’unico al mondo a lavorare a 1000 m/min (1600 Kg/h netti), con una larghezza di 2 metri, 6 estrusori, 7 strati…
Sono prestazioni superiori a quelle di una macchina da tre metri, dovute anzitutto al disegno rivoluzionario delle viti e della configurazione del gruppo di raffreddamento, procedendo via via fino al nuovo avvolgitore a 4 assi…».
Portato a K in anteprima mondiale, sarà in mostra insieme alla macchina da stampa Telia 8FSC HS, lanciata a Drupa e già venduta a un converter che lavora film tubolare. «Stampa a 8 colori con luce 1500 (ma c’è anche il modello più largo) e un output di 500 m/min – sottolinea Spinola – con cambi lavoro inferiori ai 2 minuti e 7 metri di scarto».
Amut Dolci Bielloni è il più grande gruppo italiano nella lavorazione delle plastiche e uno dei primi al mondo; allo stand esporrà impianti per tutte le lavorazioni – dall’estrusione alla termoformatura, fino al riciclo – e rappresenta una delle tappe obbligate della fiera.
– A K 2016 espone anche uno dei più grandi produttori internazionali di cilindri e maniche – Rossini SpA – con l’obiettivo di valorizzare le sleeve per la stampa, anzitutto flessografica, ma anche per la spalmatura e l’accoppiamento, nonché le attrezzature della divisione Equipment. «In fiera – anticipa al riguardo Felice Rossini, Presidente della società – porteremo la rettificatrice che, a fine manifestazione, proseguirà il viaggio verso la Lituania dove è stata acquistata da Lietpak, il più grande converter di packaging del paese».
La macchina, a marchio Prima, costituisce un buon esempio di filosofia costruttiva “all’italiana”. È la sola rettificatrice progettata esclusivamente per lavorazione di maniche e rulli rivestiti in gomma e/o tecnopolimeri e, in una struttura compatta, svolge la doppia funzione di sbozzatura iniziale e rettifica di precisione finale, garantendo la massima precisione e prestazioni elevate in tutte le lavorazioni con un unico posizionamento del pezzo.
La versione elettronica, con pannello di controllo e software personalizzabile, massimizza resa e qualità di questa attrezzatura già installata in decine di esemplari in tutto il mondo.
«Nonostante l’impegno generato dalla vicinanza temporale fra Drupa e K – commenta l’imprenditore – non potevamo non tornare a Düsseldorf in ottobre.
Se, infatti, Drupa è “la” fiera della stampa, K per noi è anzitutto quella dell’imballaggio flessibile. Qui troviamo i grandi produttori di film – converter e stampatori – e i principali fornitori; possiamo dunque valorizzare la nostra esperienza anche nelle altre lavorazioni e conto che avremo molte soddisfazioni».
– Uteco, habitué della fiera, quest’anno rafforza la propria presenza a K con diversi obiettivi di rilievo: «Uteco Converting è leader globale non solo nella stampa, dove abbiamo soluzioni allo stato dell’arte per tutte le tecnologie e la configurazione ibrida, ma anche nella trasformazione, a cui dedichiamo molte macchine specifiche», ricorda Aldo Peretti, CEO della società. Che anticipa: «K è, dunque, la fiera giusta per valorizzare tutta la nostra offerta e allo stand porteremo diversi gruppi caratterizzati da una logica operativa originale e da grande efficacia.
Inoltre, la fiera sarà l’occasione per mostrare i risultati della partnership che abbiamo portato avanti con diverse aziende leader nell’estrusione: grandi nomi, noti in tutto il mondo, che forniscono linee complete, integrate a valle con le nostre macchine da stampa.
Oggi il gruppo Uteco è più forte su tutti questi piani e, come già accaduto a Drupa, ci aspettiamo visitatori da tutto il globo. Operatori a cui presentare anche il prossimo Print4all: la fiera “italiana” del printing e della trasformazione dal concetto originale e promettente, che si terrà a FieraMilano nel 2018, per ridare valore al know how nazionale e al ruolo di cerniera fra Nord e Sud del mondo che il nostro Paese ha sempre svolto».
LA DOMANDA? EPPUR SI MOVE
L’investimento in presenze e aspettative alla K 2016 è “in fase” con il segnale positivo trasmesso dai mercati.
Il comparto italiano delle materie plastiche – in particolare dei macchinari – appare in ripresa dopo anni di crisi: secondo Assocomaplast, non solo il 2015 è stato l’anno migliore di sempre in fatto di export, superando addirittura le prestazioni del 2007, ma hanno ripreso a investire, dopo uno stasi di 6 anni abbondanti, anche i trasformatori nostrani
– A livello europeo, invece, gli ultimi dati disponibili (2014) disegnano una situazione tutto sommato consolidata. L’industria comunitaria di settore, composta da circa 62.000 aziende perlopiù medie e piccole, realizza un fatturato di 350 miliardi di Euro, con 1,45 milioni di occupati. Il suo contributo al saldo commerciale europeo – parliamo di materia plastica grezza e manufatti, dunque senza le macchine – è di 18 miliardi, con Turchia, Cina, Stati Uniti, Russia e Svizzera principali paesi di destinazione.
– Ampliando la visuale, vediamo che il mercato mondiale negli ultimi 10 anni ha registrato una crescita del 30% a quantità, arrivando nel 2015 a produrre 320 milioni t di materie plastiche, anzitutto per opera della forte espansione della Cina, mentre gli Stati Uniti appaiono in lieve sviluppo.
Anche nel settore delle macchine per la lavorazione di materie plastiche e gomma, la Cina è il paese più forte del mondo con una quota del 33,4%, seguita da Germania (20,5%), Italia (7,8%) e Stati Uniti (7%).
Nel commercio, invece, sono i costruttori tedeschi di macchinari a guidare la classifica globale, con una quota del 24%: ben prima di Cina (13%), Giappone e Italia (entrambi con il 9%) e degli Stati Uniti (6%).