Oltre 700 partecipanti internazionali in modalità online e circa 150 presenti di persona alla Future Factory ibrida di questo settembre 2021. Dove a Milano esperti di livello mondiale e rappresentanti delle imprese di tutta la community del package printing hanno parlato di futuro.

Come tutti noi convenuti, che ci siamo salutati per la prima volta dopo il lungo e patito distanziamento fisico, era emozionato Andrea Briganti, direttore di Acimga (l’associazione dei costruttori italiani di macchine da stampa e converting, che ha organizzato l’evento) nel suo saluto di apertura ai lavori. Mercoledì 15 settembre ha introdotto il fitto programma di un evento che ha cambiato nome da Print4All Conference a Future Factory, sebbene resti la principale tappa di avvicinamento alla fiera Print4All che si terrà a Fiera Milano-Rho dal 3 al 6 maggio 2022.

Il nuovo titolo vuole sottolineare la natura di riflessione collettiva di questo appuntamento ormai consolidato, che impegna tutta la filiera della produzione-consumo di packaging a ragionare su cosa vuol dire “fabbrica del futuro”. Un nuovo tipo di manifattura, ha sottolineato il direttore di Acimga, che evolve all’insegna di fenomeni dirompenti come le nuove istanze di sostenibilità, servitizzazione, automazione 4.0, etica delle relazioni, equilibri da inventare fra lavoro da casa e quel rapporto diretto fra persone «che rappresenta uno dei vantaggi competitivi del sistema Italia» e ricorda la centralità dell’uomo in qualsivoglia modello di attività economica.

La Future Factory, ha dichiarato Briganti, ha come obiettivo il fare cultura di settore, offrendo alla community del prodotto stampato (il packaging domina ma non è il solo) scenari evolutivi e informazioni su come imprese e istituzioni stanno disegnando il cambiamento. E orientando di conseguenza il proprio sviluppo concreto: negli orientamenti di R&D, nei modelli di organizzazione aziendale, nel rapporto fra produzione e finanza, distribuzione e consumatori, privato e istituzioni.

[Italia+Germania]²

Uno sviluppo che rimette in gioco persino le relazioni fra concorrenti, come indicato nel percorso di incontri bilaterali Italia-Germania promossi dal nostro Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale in collaborazione con il Ministero Tedesco dell’Economia ed Energia. È stato avviato nella nostra filiera lo scorso aprile durante virtual drupa, e rinnovato durante questa Future Factory, introdotto personalmente da Manlio Di Stefano, Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri.

Qui il confronto sui trend di mercato e di valore fra Acimga e VDMA – i due principali esportatori mondiali di tecnologie per il printing e il converting – prepara un’alleanza che si concretizzerà nella presenza alle fiere internazionali di settore (prima fra tutte Print4All). Grazie a questo percorso, il momento espositivo non sarà solo esibizione di forza e tecnologia delle aziende più titolate del mondo ma anche affermazione di valori e priorità condivisi – proprio quelli emersi durante la conference nell’intervista a più voci condotta da Matteo Bordone: transizione ecologica, collaborazione fra aziende, apertura generazionale, impiego disruptive della tecnologia digitale, grande attenzione al packaging nelle sue diverse funzioni….

Dall’astratto al concreto

Durante Future Factory si sono avvicendati “guru” di levatura internazionale, sociologi del mercato e panel di imprese che hanno dato vita a dense tavole rotonde moderati dai bravi Armando Garosci e Matteo Bordone.

Il 15 settembre i produttori di tecnologie per la stampa e la trasformazione (Simec, Omet, ACE, Uteco, Prades) hanno mostrato cosa l’industria di settore intende in concreto per servitizzazione e innovazione, illustrando strategie e offerta. A loro volta, quattro grandi brand del largo consumo (Nestlè, Eurocompany, Henkel, Pedon) hanno raccontato le iniziative che hanno cambiato il paradigma di prodotto e di identità, creando valore e competitività lungo strade solo apparentemente lontane dal business e dal profitto.

Nella seconda sessione del 16 settembre hanno occupato la scena i retailer e gli stampatori, in un confronto ricchissimo di informazioni. La GDO, rappresentata da Esselunga, Leroy Merlin e Penny Market, ha mostrato quanto vasti siano gli orizzonti delle insegne capaci di coinvolgere i consumatori mettendo in campo iniziative connotate in senso etico, dove la sostenibilità svolge un ruolo primario. Quanto a stampatori e converter (Sacchital, Smurfit Kappa, Sales, Lucaprint, Rotolito) hanno mostrato un’industria italiana piccola, sì, ma aperta e consapevole. Le loro visioni si sono alternate alla denuncia dei problemi che frenano lo sviluppo e alla proposta di soluzioni concrete. Raggiungibili – è il mantra di questo convegno – solo lavorando insieme, con l’appoggio delle istituzioni pubbliche e con l’aiuto di quei famosi corpi intermedi che oggi più che mai servono da traino e intermediazione.

Guardando fuori dal recinto

Gli interventi dei grandi intellettuali hanno offerto spunti per capire come sta evolvendo il contesto socio-economico in cui tutti operiamo, con inevitabili ricadute sul piccolo mondo di ciascuno. Alec Ross, per citare il primo, ha parlato dell’inesorabile digitalizzazione dei processi e dei servizi, e di come in Italia questo potrebbe portare alla costruzione di un modello di industria alternativo (e migliore) a quelli dominanti – americano Made in California e quello cinese – come mostra la success story Marchesini citata ad esempio.

Analogamente, David Stark e Ivana Pais hanno parlato di organizzazione del lavoro e relazioni fra stakeholder (capitale, manodopera, consumatori), illustrando l’emergente economia delle piattaforme in rapporto ai precedenti modelli di stampo tayloristico e poi manageriale. E accennando al ritorno della finanza nel ruolo di “capitale paziente” che mira a conquistare direttamente i consumatori (e i loro dati) per poi portali con sé muovendosi lateralmente in nuovi territori di business (Amazon).

Di sostenibilità ambientale ha parlato soprattutto la Responsabile Market Intelligence di Nomisma, Silvia Zucconi, presentando i risultati dell’ultimo Osservatorio Packaging del Largo Consumo 2021. Vera miniera di dati, l’Osservatorio documenta le scelte, i dubbi e le richieste dei cittadini riguardo un packaging che concorre potentemente a formare l’idea sostenibilità dei prodotti e dei gesti quotidiani. Anche Alemanno, testa pensante di Ipsos, ha parlato di Ambiente sviluppando un intervento ricchissimo di dati e ragionamenti. È partito dalla considerazione che, “passata la fase adolescenziale dell’entusiasmo”, oggi l’idea di responsabilità sociale delle imprese “non è più così leggera” se è vero – com’è vero – che sarà sempre più difficile per un’azienda ottenere finanziamenti, o attrarre talenti, senza essere sostenibile.

Durante il secondo giorno di convegno, hanno offerto un saggio del loro pensiero il visionario Bertrand Badré, a disegnare le prospettive geopolitiche che condizionano in misura rilevantissima quelle economiche, e l’economista Nouriel Roubini, che ha documentato i possibili scenari, ottimisti e pessimisti, del nostro futuro prossimo. Oltre alla docente e avvocatessa Paola Mariani che ha sottolineato l’imprescindibile dimensione globale (“piaccia o non piaccia”) delle relazioni d’affari e l’evoluzione delle norme che le regolano.

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