La famiglia che detiene la proprietà del gruppo cartario Fedrigoni, a cui fa capo anche il marchio Fabriano, ha ceduto la quasi totalità delle quote al grande fondo statunitense, che si aggiudica la società dopo i tentativi falliti di una schiera di importanti attori del private equity (in gioco anche Montezemolo e Benetton). Non sono date cifre ufficiali sul valore della transazione; il gruppo veronese sarebbe stato valutato circa 650 milioni di euro. L’intesa arriva dopo un 2016 quasi da record e risultati positivi anche nel 2017: turnover vicino a 1,1 miliardi, ricavi in ulteriore crescita del 7,9% a 1,054 miliardi di euro (con la quota di export pari al 70%), un Ebitda di oltre 140 milioni (+16,7%) e un risultato netto di 63,5 milioni di euro, anch’esso in sensibile aumento (+10%). Bain Capital acquisisce dunque una realtà in ottima salute, con oltre 2700 dipendenti e 13 stabilimenti in Italia e nel mondo.
Le prospettive del 2017 rischiavano di essere peggiori per il venir meno di due commesse importanti, La prima legata alla scelta della Bce a rifornirsi di cartamoneta in Francia e la seconda legata alla decisione dell’India di produrre in casa la carta per le banconote. La perdita di questi ordini significativi è stata però compensata con l’acquisizione di altre commesse (minori per singolo volume ma superiori per numero) che hanno permesso di mantenere il perimetro dei ricavi.
«Crediamo che Fedrigoni abbia potenziale per crescere significativamente, sia sul piano organico che attraverso acquisizioni», ha commentato Ivano Sessa, managing director di Bain Capital private equity, «e collaboreremo con il management per accelerare questo processo, come già fatto in altre realtà industriali a livello globale.»
Soddisfatta la famiglia che nel 1888 avviò le prime macchine nella zona di Basso Acquar di Verona. «Fedrigoni è un player internazionale e necessita di risorse ulteriori per supportare a livello globale le proprie ambizioni», ha spiegato il presidente Alessandro Fedrigoni.