Al convegno organizzato da Omet lo scorso aprile per presentare la sua nuova macchina ibrida narrow web con Digital Unit Domino (la XFlex X6 JetPlus), Mauro Tironi (4ItGroup) ha delineato i principali trend che orientano la domanda di etichette.
Eloquenti gli esempi presentati dall’esperto: alcuni conosciutissimi (la personalizzazione estrema dei contenitori di CocaCola e Nutella, o dei messaggi d'amore che accompagnano i Baci Perugina…); altri meno (il filmato a cui due ragazzini accedono “fotografando” con il tablet l'etichetta di una birra belga è un bell'esempio di realtà aumentata); altri ancora relativi a casi di nobilitazione digitale particolarmente attraenti (le bollicine riprodotte sulla bottiglia di Heineken con verniciatura UV 3D a getto d'inchiostro, gli straordinari rilievi ottenuti abbinando inkjet UV 3D e foglia d'oro…).
Sono esempi efficaci perché chiari, ma anche perché dimostrano che personalizzazione e nobilitazione interessano non solo i beni di lusso ma anche il largo consumo, indicando una tendenza significativa e in vivace sviluppo. Una tendenza – sottolinea l'esperto di 4IT Gfroup – che viene soddisfatta con la stampa digitale e, sempre più spesso, con sistemi ibridi di stampa e finissaggio.
Le cifre confermano. A livello globale, nel 2018 il valore della stampa digitale di imballaggi ed etichette raggiungerà i 15,3 miliardi di dollari, con una crescita media del 23% nei prossimi 4 anni (da notare che su 10 “imballaggi” stampati in digitale 9 sono etichette). In Italia il fenomeno si riscontra nell'aumento, da 5 a 26, delle macchine da stampa digitale per etichette vendute dal 2012 al 2015. Delle linee ibride, con stazioni per la stampa analogica e digitale (inkjet), i dati globali testimoniano un'analoga tendenza: si tratta di soluzioni sul mercato da una decina d'anni, con 80 sistemi in funzione nel mondo e circa 30 nuove installazioni previste nell'anno in corso.
Il plusvalore dell'ibrido
I numeri testimoniano l'efficacia di queste tecnologie in ambito marketing ma non solo. Il digitale permette di affrontare la drastica riduzione dei lotti imposta da una gestione più economica del magazzino, il rapido susseguirsi di restyling delle grafiche, il numero crescente di dati variabili imposto dalle norme a tutela del consumatore e dai programmi di tracciabilità, la necessità di comunicare nei vari mercati geografici di sbocco con lingua e informazioni dedicate…
Ai vantaggi della stampa digitale – emblema di flessibilità – la soluzione ibrida ne affianca altri, di qualità ed economicità, ben testimoniati dalla produzione Omet. Nonostante richieda un investimento impegnativo (spesso oltre il milione di dollari), la macchina ibrida, infatti, incorpora tutte le tecnologie di stampa e di converting di volta in volta necessarie (la configurazione, di norma, viene stabilita ad hoc per il singolo utilizzatore) e in molto meno spazio di una linea con funzioni equivalenti. Senza trascurare – sottolinea Tironi – che richiede molta meno manodopera: uno o due addetti in tutto, invece che uno o due per ciascuna macchina “singola”.
Ma “il” vantaggio per antonomasia della macchina ibrida resta il poter effettuare con lo stesso impianto, senza sprechi di materiale e con cambi lavoro velocissimi, tutte le lavorazioni che il mercato può richiedere. Con questo strumento il converter si mette nella condizione di rispondere alle richieste più disparate, occupando nuovi spazi di mercato man mano che se ne presenta l'occasione e modulando le prestazioni un funzione della “qualità percepita” che la singola applicazione richiede.
Per una sintesi completa della relazione di Tironi e per leggere l'articolo sulla nuova macchina narrow web ibrida sviluppata in collaborazione da Omet e da Domino, clicca qui).