Riproduzione del colore digitale, al primo foglio e senza l’intervento del committente. Creazione di quadricromie Fogra 39L sia in roto sia in flexo. Uso dei resi caratterizzati invece dei colori puri. E ancora: stampa flexo a 54 e 60 linee, stesso rendimento su tutti i substrati senza modificare il processo, eliminazione di velature e righe, costanza della resa cromatica… I vantaggi per i brand di un metodo che rivoluziona la stampa.
CIESD non ama la retorica. Il converter lombardo di film flessibile, nato negli incarti di caramelle e sbarcato nel packaging con doppia tecnologia roto e flexo, ha dichiarato un programma ambizioso di sviluppo (vedi qui l’articolo a riguardo) e punta a distinguersi coi fatti. E, coerentemente, si è dotato delle competenze e delle metodologie che servono a ottenere e poi a documentare risultati di qualità e servizio di “un altro livello”.
Il direttore generale di CIESD, Andrea Focareta, lo esprime con chiarezza: «fare meglio è molto più efficace che dirsi migliori». È per questo che il mercato lo ascolta quando afferma che il nuovo metodo di stampa LDR – che ha “portato con sé” in CIESD come perno del nuovo progetto di sviluppo – permette di offrire ai clienti una qualità e un servizio mai visti prima. Uno dei più grossi brand italiani, tentato dalla promessa di una stampa flexo a qualità roto, praticamente senza avviamenti e con la necessaria costanza di riproduzione, ha condotto dei test in CIESD ottenendo stampe flexo a 54 linee e 60 linee, senza righe e velature. «In pratica – sottolinea Focareta – la stessa qualità delle prove digitali, con una quadricromia che simula i risultati delle linee guida Fogra 39L, ottenuta con un processo standardizzato dalla A alla Z dove ogni singolo passaggio e elemento del sistema è stato ottimizzato».
Come si è arrivati a questi (e altri) risultati apre il capitolo “metodo LDR”, monogramma di quel Luigi De Rosa di cui Focareta è da sempre mentore e coach, compagno di strada convinto del valore di questo progetto dirompente. E che grazie al “suo” direttore ha potuto man mano testare le sue idee in ambienti industriali, operando sul campo con macchine e uomini. Com’è accaduto oggi in CIESD, dove ha trovato un ambiento dinamico e veloce, personale altamente specializzato, la prospettiva di crescita che motiva l’impegno e, all’inizio di tutto, un imprenditore che non se lo è lasciato scappare.
Il primo foglio uguale alla prova colore
Chi fa questo mestiere lo sa: l’avviamento della tiratura, con l’uomo di fiducia del cliente presente a bordo macchina per verificare la corrispondenza fra prova colore e stampato effettivo, impegna tutti in una serie di avvii e aggiustamenti successivi, che richiedono tempo, pazienza e un bel po’ di materiale scartato. Uno dei primi traguardi raggiunti dal metodo LDR è di eliminare questo passaggio, evitando il viaggio al cliente e risparmiando tempo e scarti, perché la corrispondenza in questione si ottiene proprio all’avviamento ossia al primo foglio o ai primi metri, se lavoriamo da bobina.
È un risultato che si misura in cifre, puntualizza Focareta: +30% della resa colore in scala densitometrica, -40% di scarto su righe e velature, un flusso di lavoro standardizzato al massimo, senza interruzioni, cambi e aggiustamenti. «Questo significa garanzia di qualità e ripetibilità, e i nostri clienti se ne avvantaggiano».
Doppia pista: macchina e colore
Il lavoro da fare a monte interessa entrambi i mondi dell’hardware e del software. Per creare le sue nuove procedure, Luigi De Rosa ha ottimizzato macchina e colore.
«Nel primo caso, si è trattato di lavorare sui componenti chiave della macchina da stampa, per farli funzionare al meglio. Ad esempio, stabilita la durezza ideale del pressore, la tipologia corretta di racla e la qualità di altri elementi in gioco, possiamo lavorare tutti i tipi di substrato, sia su stampa esterna che interna, senza dover cambiare ogni volta i componenti. Banalmente, significa evitare fermi macchina, aggiustamenti e operazioni che inseriscono possibilità di errore e margini di intervento: la qualità se ne avvantaggia, e si riducono i tempi di lavoro.
Per quanto riguarda il colore, ho creato un nuovo tipo di quadricromia digitale (attualmente in fase di brevetto), valida per la roto e per la flexo, che risponde agli standard Fogra 39L. L’ho creata con 4 colori di nuova formulazione e mettendo a punto un metodo che permette di usare inchiostri di qualsiasi fornitore, impiegare i resi caratterizzati, replicare fino al 75% dei Pantoni, azzerare lo scarto di avviamento…».
Il fattore umano
Con il metodo LDR l’intero processo viene dunque riformato, standardizzato e può essere gestito in piena autonomia dagli addetti di turno. Poiché si tratta di un modo di operare, precisa l’esperto, richiede un cambiamento nella cultura professionale del converter, la formazione del personale operativo e la creazione di un team leader per ciascun reparto.
«Una cura particolare – sottolinea al riguardo De Rosa, che in CIESD è impegnato in prima linea anche su questo fronte – va dedicata al personale colorista, che deve saper gestire tutto ciò che riguarda la formulazione, la miscelazione, la gestione e il controllo degli inchiostri». E non si tratta di un dettaglio, puntualizza Focareta, «perché la capacità di servizio di un’azienda non può dipendere dalla presenza del singolo tecnico: il metodo LDR rappresenta un valore distintivo di CIESD e la sua riproducibilità è fondamentale».
Conclusione
Chi si aspettava di trovare in questo articolo ricette pronte e pulsanti da schiacciare sarà rimasto deluso: De Rosa non ci ha regalato i suoi segreti. Ma ha fatto una cosa forse più importante: ha condiviso una mentalità, una cultura. E ha descritto la logica di un metodo che, sebbene idealmente non sia mai compiuto una volta per tutte, già ora permette di raggiungere dei risultati eccezionali sul piano della qualità e dell’ottimizzazione dei processi, con saving rilevanti e un vantaggio per l’utilizzatore che premia il converter che lo adotta. Come ha fatto CIESD.
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Mosso da sete di conoscenza e curiosità inesauribili, Luigi De Rosa ha lavorato in aziende grandi e culturalmente avanzate del sud e del nord Italia, facendo tutte le esperienze necessarie a crescere professionalmente. Ha iniziato ragazzino e ha capito presto che essere un fenomeno nella gestione del colore non bastava, perché in stampa la qualità viene dalla somma di moltissimi fattori che coinvolgono tutto il processo.
Così si è messo, passo dopo passo, a imparare come si lavora sui file di prestampa, nell’incisione delle matrici, sulla macchina e ovviamente nella mixing station e nel controllo qualità, scrivendo ciò che imparava su un quaderno che un po’ alla volta è diventato un libro (e fra poco due). Il metodo LDR è nato così: «all’inizio scrivevo per me, per chiarirmi le idee, e poi – man mano che potevo metterle alla prova nei reparti – anche per gli altri, sistematizzando e creando delle linee guida».
Il suo primo libro “Progetto colore 1. Sfumature di Rotocalco” è come lui: preciso e essenziale, spiega tutto ciò che un operatore (o uno studente) deve sapere per lavorare, consapevole che la singola mansione trova senso e efficacia all’interno di un processo dove tutto è collegato: macchina, substrato, inchiostro, strumentazione, standard e procedure…. “L’ostacolo principale per ottenere una perfetta riproducibilità di stampa è una mancata conoscenza scientifica e completa del Colore”, leggiamo nell’Introduzione, “insieme a una cultura industriale troppo spesso conservatrice, ancorata a procedure e modelli ormai obsoleti”.Per questo, sottolinea De Rosa, «Non mi interessava scrivere “l’enciclopedia della roto” ma condividere conoscenze utili». E adesso prepara il secondo volume, dedicato alla stampa flexo.
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