Sono stati assegnati ieri, mercoledì 4 dicembre, gli Oscar della Stampa 2019, conferiti a undici aziende che sono entrate a far parte del Club delle Eccellenze, formato dai vincitori delle passate edizioni. Club che da quest’anno si interroga sui fattori di distintività e successo del settore e dei suoi attori in un evento dedicato, il Print Economic Forum, la cui prima edizione ha preceduto la serata di gala degli Oscar.
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Oscar della Stampa 2019, le novità e i vincitori della XXVIII edizione del premio
Undici premi per celebrare undici eccellenze del mondo della stampa italiana: aziende che, forti di una storia più o meno lunga, non hanno mai smesso di guardare al futuro e di crescere. Mercoledì 4 dicembre, nella sala Parterre di Palazzo Mezzanotte, si è svolta la XXVIII edizione degli Oscar della Stampa, la manifestazione che dal 1987 (all’epoca il premio si chiamava “la Vedovella”) assegna un riconoscimento alle aziende dell’industria grafica che nel corso dell’anno si sono distinte per la qualità del loro lavoro in un particolare ambito. A presentare la serata Enrico Barboglio, ceo di Stratego Group e membro della giuria che lo scorso ottobre ha scelto i vincitori fra le aziende candidate, e Laura La Posta, giornalista de Il Sole 24 ore.
Questi i premi e i premiati dell’edizione 2019 degli Oscar della Stampa:
- Imprenditore dell’anno a Emilio Albertini di Albertini Packaging. Sponsor Heidelberg
- Best technology innovator a ACM. Sponsor Konica Minolta
- Best nobilitazioni e supporti speciali a Labe. Sponsor Gruppo Cordenons
- Best label printer a La Prensa. Sponsor Gallus
- Best digital printer a Leaderform. Sponsor HP
- Best cartotecnica a Arti Grafiche Turini. Sponsor Koenig & Bauer
- Best converter a Nuova Erreplast. Sponsor Converting Magazine
- Best wide format printer a Sismaitalia. Sponsor Wide Magazine
- Industry 4.0 printer of the year a Istituto Poligrafico Zecca dello Stato. Sponsor Federazione Carta e Grafica
- Industria grafica dell’anno a Chinchio. Sponsor Printgraph
A designare i vincitori in questa edizione una giuria composta da nove membri: Enrico Barboglio, ceo di Stratego Group; Renzo Callegari, consulente per le produzioni presso Cheil Italy; Valentina Carnevali, chief marketing manager di Stratego Group e segretario generale di DMA Italia; Fausto Ceolini, consulente per aziende per l’Industria 4.0; Luca Fiammenghi, docente di Tecniche grafiche avanzate al Politecnico di Milano; Stefano Lavorini, direttore della rivista ItaliaImballaggio; Franco Martinetti, art director; Giuseppe Peccati, fondatore di Asso Prod e collaboratore di Event management; Marco Sachet, esperto di settore.
Da quest’anno l’organizzazione ha deciso di introdurre un nuovo riconoscimento, dedicato alle aziende che celebrano un anniversario importante: il centenario di storia. Il primo Premio Speciale “Cent’anni di stampa” è stato attribuito a Grafiche Nappa, azienda che ha attraversato svariate trasformazioni di processo e di cambiamenti di prodotto per mantenere il proprio ruolo di eccellenza in un mercato in continuo cambiamento. Sul sito oscardellastampa.it verranno pubblicate le motivazioni per l’assegnazione dei premi, le foto e i filmati della serata.
Print Economic Forum: osservatorio economico, fattori di successo e criticità delle imprese italiane che operano nel settore del printing e del converting.
Si è svolto nel pomeriggio di mercoledì 4 dicembre, nella monumentale sede della Borsa di Milano, il primo Print Economic Forum promosso dal Club delle Eccellenze dell’industria italiana della stampa. Il Club è formato dalle imprese di settore che hanno vinto, anno dopo anno, un Oscar della Stampa nell’ambito dell’omonimo concorso, fondato nel 1987 con il nome di Vedovella e oggi organizzato da Stratego Group in partnership con Print4All e con il patrocinio di Acimga, Assografici e Fespa Italia. Sono imprese eccellenti per risultati, gestione, livello tecnologico, coraggio imprenditoriale, che da quest’anno si interrogano sui fattori di distintività e successo del settore e dei suoi attori nel loro primo Forum, seguito dalla serata di gala in cui sono stati attribuiti gli Oscar del 2019.
Introdotto e coordinato da di Enrico Barbogio, presidente e AD Stratego Group, che ha anche sviluppato la prima relazione sull’impatto nella società e nelle imprese dell’innovazione tecnologica, ha portato sul palco tre esperti chiamati a offrire agli imprenditori e manager del settore informazioni e stimoli utili allo sviluppo aziendale:
- Stefano Portolani, estensore del dossier pubblicato ogni inizio d’anno dalla rivista Il Poligrafico (media partner del Forum) e dedicato all’analisi delle performances e dei risultati economici delle prime imprese italiane della stampa e della grafica;
- Carolina Avanzini di Élite, che ha parlato del progetto Compass di sostegno allo sviluppo delle imprese con strumenti finanziari e di consulenza specifica;
- Elena Murelli di Quaeryon, sociologa e consulente aziendale, che ha illustrato mentalità, aspettative e richieste che la generazione Z fa al lavoro e alle aziende. Obiettivo: comprendere e fidelizzare le nuove leve di lavoratori.
Nuove tecnologie e stampatori “smart”
All’inizio sembrano dover cambiare il mondo in un amen, ma in realtà passano anche 10 anni prima della loro maturazione in ambito applicativo e molte non maturano affatto. Lo mostra la curva che ne descrive la vita reale, evidenziando lo sfasamento medio fra previsioni e fatti. E non modificano solo strumenti e prodotti, ma anche i modelli di business, come accaduto con la digitalizzazione che ha trasformato il prodotto in servizio e poi in “piattaforme di servizi” sganciate dalla proprietà dei mezzi produttivi (Air B&B, Uber…)
Parliamo delle nuove tecnologie, difficili da analizzate e capire per tempo e, al tempo stesso, volano di potenziali vantaggi competitivi. Fra l’altro hanno creato la commistione delle dimensioni fisica+digitale (“figitale”) nella comunicazione: nell’ambito della stampa, ad esempio, ma anche dello shopping (con Amazon che nasce virtuale e ora apre punti vendita) e degli affari dove, evidenziano i dati Federcongressi, marketing e vendite sfruttano tutte le opportunità offerte dal web ma poi hanno bisogno di incontri fisici, facendo il successo di fiere e convegni.
In questo contesto lo stampatore deve tenere in conto 7 elementi chiave del contesto socio-economico e di mercato, per capire quali competenze e strumenti mettere in campo per essere “smart” ovvero, in sostanza, di successo.
Gli indici economici del settore: un’anticipazione sullo “speciale” de Il Poligrafico
Stefano Portolani ha anticipato alcuni dati e risultati dell’osservatorio promosso dalla rivista Il Poligrafico che, nel primo numero di ogni anno nuovo, fa una classifica delle aziende del settore in base ai risultati di bilancio. Identificati 4 settori chiave per l’industria della stampa, grafica e cartotecnica, lo studio analizza i bilanci di 600 big della stampa con oltre 500 milioni di fatturato, creando un panel che rappresenta quasi la metà dell’universo di riferimento. Che mostra una crescita media del 3,5% che raddoppia quasi nelle imprese eccellenti (+6,3%), soprattutto in ambito cartotecnico e dell’offset a bobina). Guardando, invece, ai ricavi, gli ambiti eccellenti sono, oltre alla cartotecnica, quello della stampa digitale.
Altri spunti di riflessione: lo sviluppo anche occupazionale delle aziende performanti, e una serie di fattori tanto decisivi quanto difficili da valutare, come le tre “E” di economicità, ecologicità ed etica. Ne parla Ermanno della Libera di Istituto Poster: «Stiamo lavorando per capire come identificate e quindi valutare questi asset intangibili, costruendo indicatori che chiedono la collaborazione delle aziende». Peccato che in Italia siano ancora pochissime consapevoli dell’importanza di questi strumenti, considera l’esperto: «In Svizzera 37 stampatori su 50 si sono certificati ISO 16759 dichiarando così come misurano la carbon footprint e con che risultati; in Italia nessuno.
Finanziarsi: come e perché
Forme e modalità di accesso a molteplici strumenti di finanziamento sono state illustrate Carolina Avanzini di Élite, nell’ambito del Progetto Compass di una più ampia offerta di servizi a sostegno della crescita delle imprese. Nata come società di consulenza alle PMI italiane, e poi internazionali, Élite mette in campo strumenti diversi, subordinati ai programmi di crescita delle singole aziende – programmi, sottolinea Avanzini, a cui la finanza è asservita. Élite lavora solo con aziende sane, offrendo anche servizi di formazione del management, dando luogo ad azioni di crescita per linee esterne, al ricorso di fondi di private equity e molto altro ancora, mostrando una grande vivacità nel ricorso alla finanza straordinaria da parte delle imprese che vogliono crescere. Un esempio interessante di strumento innovativo riguarda il cosiddetto Export basket bond, ossia l’emissione di bond a sostegno di progetti di esportazione. Dieci aziende Élite operative in settori diversi hanno emesso dei minibond a otto anni per un totale di 50 milioni, confluiti in una società-veicolo che li ha collocati presso gli investitori. Lo strumento di autovalutazione messo a punto da Élite è a disposizione gratuita delle aziende che ne facciano richiesta.
Attrarre talenti della generazione z
A
Elena Murelli di Quaeryon il compito di tracciare un identikit della cosiddetta
generazione Z ovvero dei giovani che si stanno affacciando ora al lavoro e che
le imprese identificano come risorse preziose, in grado di fare da ponte con il nuovo mondo digitalizzato e iperconnesso.
Si tratta, avverte l’esperta, di persone con una mentalità così diversa da
quella delle generazioni precedenti, che va studiata e compresa per evitare
clamorosi sfasamenti e fraintendimenti e per capire come identificare la
“risorsa” funzionale alla propria realtà e ai propri obiettivi.
Il ritratto dei giovani Z è caratterizzato anzitutto da differenze. Parlando in generale, ai ragazzi di adesso poco interessa il posto fisso, non capiscono il senso di orari rigidi e presenze regolari nei luoghi di lavoro, non amano i modelli strutturati gerarchicamente e, soprattutto, cercano occasioni di coinvolgimento che vadano oltre il singolo obiettivo. Non danno tanta importanza al lavoro in sé, alla carriera e alla retribuzione, né sono disposti a sacrificare al lavoro la vita e gli interessi privati; invece ciò che cercano è un obiettivo a cui tendere e cercano aziende che operino in vista di cause di rilevanza sociale: vogliono migliorare il mondo e lo vogliono fare davvero. Inoltre, vogliono chiarezza, il che significa anche l’accesso a informazioni sulla gestione e le risorse dell’azienda; mettono in campo rapporti diretti che scavalcano qualsiasi gerarchia e barriera (di età, genere eccetera) mirando alla massima connessione, e pretendono di dire la loro sempre e a prescindere dall’esperienza; cercano il lavoro in team interconnessi e senza capi.
Di fronte a questo nuovo tipo di collaboratore, avverte Murelli, l’impresa è messa a dura prova e deve essere disposta a mettere in discussioni i propri “fondamentali”. Ma anche riflettere sul concetto di talento, che non va ridotto a somma di competenze. Oltre a “cosa” sa fare un candidato, occorre valutare, ora più che mai, “come” lo fa, in che modo si relaziona con l’impresa e le altre persone che la costituiscono, con che ruolo e atteggiamento. Essere una risorsa non significa solo saper dare, ma anche e soprattutto saper essere. Infine un monito, che è un suggerimento: per poter dialogare con i giovani le imprese devono saper definire “cosa sono” ossia quali sono i propri valori fondanti, e saperlo raccontare: serve a “imbarcare” i giovani giusti e a rendersi interessanti ai loro occhi.