Novamont risponde all’allarme sull’inquinamento da plastica nei mari e pubblica i risultati di uno studio condotto da enti titolati. I dati riguardano la biodegradabilità intrinseca marina, la disgregazione in ambiente marino e l’ecotossicità rilasciata nei sedimenti per effetto della biodegradazione di sacchetti frutta/verdura realizzati in Mater-Bi.
“La scienza dice che qualsiasi sostanza, materiale, prodotto rilasciati in natura crea un potenziale rischio ecologico: anche versare in mare dell’olio di oliva da una scatoletta di tonno è un potenziale danno per l’ecosistema marino. Va da sé che se invece di gettare dell’olio di oliva biodegradabile, che ha una vita tendenzialmente breve, gettiamo dell’olio non biodegradabile, il danno potenziale è decuplicato. In ogni caso, a prescindere dalla biodegradabilità, il rilascio incontrollato deve essere stigmatizzato e il fine vita dei prodotti compostabili deve continuare ad essere quello per cui sono stati progettati: il compostaggio industriale attraverso la raccolta differenziata e il recupero degli scarti di cucina e del giardino, con il compost che diventa strumento indispensabile per risolvere il problema del degrado dei suoli, sempre più poveri di carbonio e, quindi, sempre più infertili”.
Esordisce così – molto opportunamente – il comunicato con cui Novamont divulga i dati di un importante lavoro condotto in sedi scientifiche per misurare la biodegradabilità in acqua di mare del Mater-Bi. Tre gli aspetti indagati.
Biodegradabilità I materiali in Mater-Bi sono stati analizzati utilizzando la metodologia dello standard UNI EN ISO 19679:2018, che prevede l’esposizione dei campioni di plastica ai microorganismi presenti nei sedimenti marini e la misurazione della trasformazione della plastica in anidride carbonica. Le prove hanno mostrato che il Mater-Bi esposto a microorganismi marini si comporta in modo simile, per livello e tempistiche, ai materiali cellulosici. Inoltre, è stato dimostrato che la velocità di biodegradazione aumenta al diminuire delle dimensioni[1] delle particelle sottoposte a test. Concludendo, il Mater-Bi non rilascia microplastiche persistenti, in quanto biodegradabili completamente nel giro di 20-30 giorni, come richiesto dalle linee guida dell’OCSE[2].
Disgregazione Dei sedimenti sabbiosi, prelevati da differenti zone costali dell’Elba, sono stati introdotti in acquari con acqua marina in modo da simulare il fondale ove i rifiuti tendono ad accumularsi. I sacchetti compostabili di frutta e verdura sono stati collocati negli acquari e prelevati con tempistiche differenti per verificarne la disgregazione. Risultato: il tempo necessario per la completa sparizione dei sacchetti in Mater-Bi varia da meno di 4 mesi a poco più di 1 anno, a seconda della natura dei fondali, mentre campioni di analoghi sacchetti di PE sono rimasti del tutto integri.
Ecotossicità Una terza fase dello studio ha valutato una serie di biotest di ecotossicità su tre specie-modello di organismi (alghe unicellulari, il riccio di mare e la spigola) esposti a estratti di sedimenti marini inoculati con Mater-Bi o con cellulosa. I sedimenti sono stati incubati a 28 °C e testati: dopo 6 mesi erano visibili chiari segni di degradazione del Mater-Bi e dopo 12 mesi i campioni inoculati erano completamente scomparsi. Inoltre, il processo di degradazione del Mater-Bi non ha generato e trasferito nei sedimenti sostanze tossiche in grado di provocare alterazioni nella crescita dei tre organismi coinvolti.