L’hanno già ribattezzato il “modello Cerutti”. Stiamo parlando dell’accordo apripista per superare l’emergenza della scadenza degli ammortizzatori sociali (Cig e solidarietà) siglato nei giorni scorsi dalla storia azienda piemontese, fondata nel 1920 da Giovanni Cerutti e ora guidata dal nipote Giancarlo. Uno dei gruppi italiani più importanti sul fronte della produzione di macchine da stampa e rotocalco per giornali, etichette ma anche banconote e francobolli compresi quelli della regina d’Inghilterra con Elisabetta presente quattro anni fa insieme con il consorte all’inaugurazione proprio di un impianto Cerutti, una rotativa R981 per la stampa appunto dei francobolli della Royal Mail inglese.
Negli stabilimenti di Casale Monferrato e Vercelli gli ammortizzatori sono finiti il 23 settembre a causa della riforma del Jobs Act che proprio a settembre 2015 li aveva ridotti a tre anni. In attesa di capire se il governo, come chiesto a livello nazionale dai sindacati, interverrà per prolungare il ricorso a cassa integrazione e contratti di solidarietà, permettendo così ai lavoratori di aziende che stanno attraversando momenti di difficoltà, riconversione e riorganizzazione produttiva, di non essere licenziati, alla Cerutti hanno trovato una soluzione per affrontare l’emergenza.
In base agli attuali livelli produttivi del gruppo, 80-100 dipendenti su circa 350 avrebbero rischiato di perdere il posto di lavoro. Cosa che non accadrà con l’introduzione del part-time e la riduzione quindi di orario di lavoro e salari. Un accordo che hanno accettato tutti – con la firma individuale della revisione dell’orario – perché, hanno spiegato i sindacati se anche un solo lavoratore avesse rifiutato sarebbe saltato tutto.
Grazie a questa intesa, che resta temporanea e varrà per sei mesi ma testimonia anche come un’azienda radicata sul territorio ricerchi soluzioni ben diverse da quelle drastiche spesso perseguite dalle multinazionali, si sono evitati gli esuberi e la perdita di importanti professionalità, in attesa che si incrementi la produzione e ci sia una svolta nel 2019. La Cerutti ha fatto sapere infatti che per l’anno prossimo avrebbe già incassato una ventina di commesse.
La riduzione dell’orario di lavoro non avrà lo stesso impatto per tutti: una ventina di montatori specializzati in trasferte all’estero continuerà a essere full time, mentre tutti gli altri avranno un calo di ore compreso tra il 5 e il 50 per cento, a seconda della mansione. L’azienda ha però garantito a tutti un minimo di mille euro netti al mese, anche nel caso in cui l’orario dovesse essere più breve del previsto.