Nasce dalla proposta di EPC – Engineering Process Construction il primo lavoro di ricerca dedicato all’analisi del fabbisogno, dello stato dell’arte e delle prospettive delle aziende in materia di riduzione delle emissioni VOC, recupero e riciclo dei solventi.

Un sondaggio sulla gestione e il recupero dei solventi si rivela uno strumento essenziale per comprendere le esigenze e le sfide delle aziende in un settore sempre più orientato alla sostenibilità e alla riduzione delle emissioni di VOC (composti organici volatili). La necessità di tale indagine nasce dalla crescente pressione normativa, dalla consapevolezza ambientale e dalla volontà di ottimizzare i processi produttivi.

I risultati del sondaggio

Dall’analisi dei dati demografici dei partecipanti al sondaggio emerge un quadro interessante. Un numero consistente di aziende coinvolte opera nel Nord Ovest italiano, con l’88,24% degli intervistati provenienti da questa area geografica. Il settore prevalente è quello dell’imballaggio flessibile, in particolare la stampa rotocalco (35,29%) e flessografica (29,41%). Questo dato sottolinea come le problematiche legate ai solventi siano particolarmente sentite in un comparto caratterizzato dall’utilizzo di inchiostri e vernici.

Le dimensioni aziendali variano, ma una quota rilevante di partecipanti ha un fatturato annuo superiore ai 50 milioni di euro (41,18%), con un numero di dipendenti che spesso supera le 250 unità (35,29%). Questo suggerisce che il sondaggio ha raggiunto aziende di dimensioni significative, con una struttura tale da poter valutare l’adozione di tecnologie avanzate.

Un aspetto cruciale che emerge dal sondaggio è l’importanza attribuita al recupero e al riutilizzo dei solventi. Per il 58,33% degli intervistati si tratta di un fattore chiave nella gestione finanziaria aziendale. Questo dato evidenzia come la riduzione dei costi, unitamente alla sostenibilità, rappresenti un driver fondamentale per le scelte aziendali.

Le criticità del settore

Tuttavia, il sondaggio mette in luce anche delle criticità. Molte aziende segnalano elevati consumi energetici e costi operativi legati agli impianti esistenti (75%), oltre a difficoltà nella manutenzione e scarsa reperibilità dei ricambi. Questo sottolinea la necessità di investire in impianti di ultima generazione, progettati per massimizzare l’efficienza energetica e ridurre i costi di gestione.

Inoltre, il 91,67% degli intervistati ritiene che i costi di abbattimento dei VOC incidano in modo significativo o comunque con un impatto gestibile sulla finanza aziendale. Questo dato conferma come la gestione delle emissioni rappresenti una voce di spesa rilevante, che può essere ottimizzata attraverso l’adozione di tecnologie più efficienti.

Quando si tratta di scegliere un nuovo impianto di recupero solventi, la priorità è la riduzione dei costi operativi per aumentare la sostenibilità (83,7%). Un impianto sicuro e a norma (66,9%) e tecnologicamente avanzato, con costi operativi ridotti e maggiore sostenibilità (50%). Questo orientamento verso la sostenibilità si riflette anche nell’interesse per le tecnologie che promuovono l’economia circolare: per il 58,33% degli intervistati l’adozione di tali tecnologie è un obiettivo strategico.

Il sondaggio rivela che oltre la metà degli intervistati non è a conoscenza delle tecnologie avanzate per l’abbattimento dei VOC con impianti di recupero solvente a rigenerazione del letto di carbone a gas inerte. Questo suggerisce la necessità di una maggiore informazione e sensibilizzazione sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie.

William Boarolo, General Manager di EPC srl

William Boarolo, General Manager di EPC srl

Per commentare questi dati abbiamo intervistato William Boarolo, General Manager di EPC srl, che da anni opera nel settore: una condivisione sull’argomento da un punto di vista privilegiato.

Dal sondaggio emerge un primo quadro chiaro su quali siano le attuali priorità delle aziende che si approcciano all’acquisto di un impianto di recupero solventi. Costi operativi e consumi energetici sono i principali attori; quanto è diventato importante dare priorità a un impianto di recupero efficiente e performante a partire dal post-Covid e guerre varie?

Oggi un’azienda che vuole rimanere competitiva sul mercato non può permettersi di avere impianti correlati alla produzione che non siano efficienti e performanti. I consumi energetici degli impianti di recupero solvente con tecnologie obsolete possono incidere in modo significativo sulla salute finanziaria dell’azienda. Oggi bisogna porre il focus su investimenti in impianti che, grazie alla tecnologia, performano tanto in termini di abbattimento e consumano poco in termini di consumi energetici.

Dal sondaggio emerge un primo quadro dell’azienda “tipo”: quali altre caratteristiche possiamo aggiungere alle realtà che condividono le dinamiche della gestione dei solventi?

Di norma ha senso prevedere gli impianti di recupero solvente quando la concentrazione di solvente nell’aria da trattare è superiore a 1,5 gr/Nm³. In passato la scelta tra installare un bruciatore in alternativa a un impianto di recupero, nonostante fossero noti i consumi di gas, è sempre stata guidata principalmente dalla grande differenza di costi di investimento iniziale più che dalla concentrazione del solvente in ingresso. Questo perché l’impianto di recupero costa in media 4/5 volte di più di un bruciatore (RTO o CTO). Oggi gli RTO sono diventati impianti non più sostenibili sia in termini di emissioni prodotte che in termini di consumi di gas (costo del gas naturale post-Covid).

Cosa ha spinto EPC a valutare con un sondaggio le conoscenze della materia “costi operativi ed efficienza degli impianti di recupero solventi” delle aziende del settore dell’imballaggio flessibile?

Il settore è vecchio con credenze antiche che vanno scardinate! Pensare di comprare impianti che costano poco per ottemperare alle richieste normative, non è più la strada da intraprendere. Oggi i costi di esercizio degli impianti influiscono sull’andamento finanziario delle aziende, costringendo in alcuni casi gli imprenditori a chiudere. Oggi si deve puntare su impianti altamente tecnologici che garantiscano consumi energetici contenuti e performance di recupero elevate.

EPC ha una propria vision sul tema. Come rispondono le vostre tecnologie al mercato attuale?

Abbiamo iniziato a studiare il nostro know-how in tempi non sospetti, quando ancora i costi delle materie prime erano accessibili a tutti. Il mondo è cambiato tanto e velocemente, venendo incontro a quella che è stata la nostra visione: gli impianti di recupero devono essere dimensionati con tecnologie avanzate per essere sostenibili e preformanti. Il nostro know-how brevettato è stato incentrato mettendo a disposizione tecnologia per ridurre i costi di esercizio. Il challenge dei prossimi anni sarà quello di far capire al mercato l’importanza delle nostre scelte che fino a ieri potevano sembrare azzardate, mentre oggi sono il cardine su cui si basa la sostenibilità del settore.