Due famiglie di prodotti – destinati alle cartiere e ai converter – che conferiscono ai nuovi packaging sostenibili di carta e di plastica le barriere e la saldabilità necessarie a garantire l’integrità del contenuto. Ma per cosa e per quanto tempo? Con che grado di barriera? E con quali prospettive di evoluzione? Ce ne parla Gilles Le Moigne, direttore della nuova Business Unit CE Coatings di Siegwerk. 

 

Gilles Le Moigne, direttore della nuova Business Unit CE Coatings di Siegwerk.

Gilles Le Moigne, direttore della nuova Business Unit CE Coatings di Siegwerk.

Lo leggiamo ormai ovunque e Siegwerk conferma con la propria esperienza sul campo: la transizione verso packaging compatibili con l’ambiente è impetuosa e inarrestabile e impegna l’industria a comporre le esigenze di eco-sostenibilità, economicità, prestazione funzionale ed estetica dell’imballaggio. Imballaggio che, non dimentichiamolo, ha come funzione prima e irrinunciabile di proteggere il contenuto nel tempo. Per meglio servirla, la multinazionale degli inchiostri e dei coating ha deciso di potenziare le attività di sviluppo di coating funzionali avviate negli anni, tanto da creare, l’aprile scorso, una Business Unit dedicata. Il suo compito è dare slancio alle famiglie di prodotti progettati per integrare i nuovi supporti “ verdi” a base carta e a base plastica di tutte le funzioni necessarie a prolungare la shelf life del contenuto. Mantenendone intatte le caratteristiche e massimizzandone la compatibilità con l’ambiente e l’economia. La dirige Gilles Le Moigne che in questa intervista ne racconta prerogative, vantaggi e applicazioni, e svela i progetti per il futuro.

 

Siegwerk è affermata come produttore di inchiostri e ora accelera sui coating per l’economia circolare. Di cosa si tratta?

Di un portafoglio completo di coating barriera, lacche saldanti e coatings protettivi commercializzati sotto il marchio ombrello CIRKIT con proprietà barriera a umidità, vapore, ossigeno, grassi e quant’altro serva a proteggere l’integrità di alimenti, farmaci e qualsiasi altro contenuto di un imballo, in commercio sotto il marchio ombrello CIRKIT. Formuliamo questi prodotti con caratteristiche specifiche per le due grandi tipologie di utilizzatori – le cartiere e i trasformatori e stampatori di packaging – che lavorano su impianti diversi e dunque richiedono prodotti con viscosità o temperature di essiccazione diverse. Possono essere a base solvente o base acqua, con le relative differenze anche di consumo energetico e velocità di processo, e si applicano sia a supporti a base cellulosica sia a quelli di plastica, tradizionale e non.

Nel packaging il passaggio a un’economia circolare avviene perlopiù sostituendo la plastica con la carta o adottando film monomateriale a base PE o PP in alternativa ai laminati compositi più difficili da riciclare. Entrambe queste categorie di materiale sono in grande crescita e aprono prospettive di sviluppo ai coating funzionali: che valore potenziale assegnate a questo mercato?

Guardando a queste dinamiche, le potenzialità dei coating che tanta parte hanno nella realizzazione dei nuovi packaging sostenibili sono enormi, nell’ordine dei milioni di tonnellate. Tuttavia, per trovare alternative alle soluzioni tradizionali, che sono ben note, efficaci ed economicamente convenienti, la tecnologia da sola non basta: occorre anche cambiare modo di pensare, e prevedere investimenti in nuove attrezzature e nuove competenze. Si tratta di un lavoro impegnativo e più che esercitarsi in previsioni di crescita è il momento di mettere insieme tutta la filiera – produttori di materiali, macchine, inchiostri e coating, converter e brand owner – per mettere a fuoco obiettivi e soluzioni efficaci. La parola chiave oggi è collaborazione e ogni volta che accade porta risultati davvero significativi, accolti molto positivamente dal mercato.

Può farci qualche esempio?

Nel segmento in crescita vivace del packaging di carta (attualmente vale il 60% del fatturato Siegwerk nei coatings, Ndr) citerei la busta per rasoi che abbiamo messo a punto insieme a Bobst Bielefeld e UPM su due diversi supporti da 45 e 62 g/mq. Siegwerk ha fornito gli inchiostri base acqua e gli UniNATURE Preprint Glossy OPV per il lato esterno della confezione, e i coating saldanti e barriera CIRKIT sul lato interno, con risultati eccellenti anche di forza saldante e hot tack. Sempre su carta UPM, a Schio All4Labels ha stampato su una piattaforma web-offset ibrida DGpress AUXO 900 un imballo per caramelle utilizzando inchiostri UV 4 colori e i nostri coating barriera all’acqua e ai grassi, oltre a saldanti molto forti. In entrambi i casi i risultati in termini di resa funzionale ed estetica, ma anche di macchinabilità e più generale economicità del processo sono davvero notevoli.

E sulla plastica?

Qui abbiamo affrontato supporti per molti aspetti impegnativi, dove abbiamo ottenuto degli ottimi risultati che stanno catalizzando l’interesse dei trasformatori. Con DGpress, per citare un caso di successo, abbiamo lavorato su un imballo per PET food secco fornendo inchiostri colorati e bianchi, lacche trasparenti e matt, e i nostri coating solvent based per garantire la barriera ai grassi. Ne è uscita una struttura monomateriale a base PE molto performante e totalmente disinchiostrabile dopo la delaminazione, con grande guadagno anche della qualità visuale del packaging e organolettica dell’alimento contenuto.

Un altro esempio significativo è il packaging monoplastica per caffè con elevatissima barriera all’ossigeno, che abbiamo realizzato sempre con DGpress e All4Labels. Qui uno degli effetti più importanti delle nostre barriere riguarda la durata di vita del prodotto, che raggiunge i 6 mesi senza alcuna alterazione del gusto e dell’aroma. È una shelf life inferiore ai 9 mesi garantiti in media dalle precedenti strutture multimateriale ma ancora molto lunga e, soprattutto, ben al di sopra delle esigenze reali della GDO e del mercato.

Proprio dove volevo arrivare: i vostri coating garantiscono la stessa durata di vita delle strutture tradizionali?

Secondo me qui la domanda corretta è “se vogliamo rivoluzionare il packaging possiamo continuare a chiedergli le stesse prestazioni di sempre?”. Per quanto riguarda la shelf life, la risposta sarà “non sempre”. Ma attenzione, non è una risposta che chiude ma che apre ai nuovi interrogativi da porsi per uscire da logiche estreme e spesso penalizzanti. Come, ad esempio, se in tutte le applicazioni c’è davvero bisogno di garantire anni di vita a prodotti che vengono consumati molto prima. Infatti il nostro team per la Collaborazione con i Brand Owner che cura le relazioni con giganti come Unilever, Nestlé, Mars eccetera, rileva che si sta smettendo di giudicare la sicurezza di una soluzione con criteri standard; la tendenza è sempre più di ragionare insieme ai fornitori di packaging sulle esigenze reali e sulle prestazioni che le tecnologie green come la nostra oggi sono capaci di garantire. Con una precisazione: per Siegwerk l’adesione alle stringentissime norme di sicurezza dell’alimentare e del pharma è in cima a tutti gli obiettivi, sempre, e che dunque per noi non si tratta di raggiungere del “compromessi” ma di trovare nuove strade.

Dal punto di vista tecnico, che sfide vi pone il mercato? Su cosa state orientando la Ricerca?

Di prodotti “difficili”, e di processi sfidanti, ce ne sono parecchi e la nostra R&D è impegnata su più i fronti. Penso, per esempio, alle confezioni di carta per gelati e surgelati o, all’opposto, ai packaging compatibili con ambienti tropicali, con umidità e temperature elevate in cui le barriere degradano velocemente, richiesti dai clienti dell’America Latina e del Sud Est Asiatico. Oppure ad alcune applicazioni particolari, come l’imballo di cartone per la pizza da infornare direttamente a 150 °C e oltre – condizioni in cui le nostre barriere non reggono più di due minuti. Anche se si tratta di una modalità di utilizzo poco diffusa, il brand owner si preoccupa di tutelare anche questi consumatori, anche perché un packaging inadeguato potrebbe generare la migrazione di sostanze dal packaging all’alimento contenuto. Un po’ come accade con i contenitori di carta siliconata per cucinare: il silicone resiste al calore senza problemi e sostituirlo non è come dirlo…

E la sterilizzazione?

Sì, è un altro processo critico e interessa, tipicamente, il packaging farmaceutico – numericamente molto interessante ma anche regolato da norme stringentissime di sicurezza, che fino ad oggi si è appoggiato a strutture barriera molto complesse e “pesanti” sul piano economico e ambientale. Per offrire delle alternative sostenibili abbiamo sviluppato dei coating barriera ad hoc, estremamente performanti, sia per la carta che per i film. A cui si associano i saldanti, a caldo o a freddo a seconda della sensibilità al calore del prodotto confezionato e della reattività del supporto di carta, alluminio eccetera.

Non solo i prodotti sono difficili, ma anche i processi…

Sì, ed è qui che la collaborazione con i produttori e trasformatori di supporti, e con i costruttori di impianti, dà i suoi frutti migliori. Penso alla “macchinabilità” dei coating che vengono formulati in modo da prevenire criticità come rallentamenti del processo o difettosità di spalmatura, o al comportamento delle bio plastiche e più in generale dei nuovi polimeri sostenibili, poco noto e difficile da governare. Ambiti dove lo sviluppo è costante e fa parte della vita normale del prodotto.

Quanto incide sul packaging finito il costo di questi rivestimenti con proprietà così sofisticate?

Molto poco. Ormai gli operatori sanno che per fare i conti correttamente non devono considerare il costo di un materiale in sé ma quello dell’imballaggio finito e di tutto il processo per produrlo. Alla fine le differenze sono nulle o modeste, e si azzerano del tutto quando considerano anche l’impatto economico della gestione del rifiuto di imballaggio a fine vita. E se fino ad ora gli operatori potevano non curarsene perché si trattava di un costo assorbito dalla collettività, oggi questo non può più accadere. Le nuove normative ambientali, a partire dal PPWR, impongono il principio che l’impatto di un packaging va considerato fin dalla progettazione e nessuno potrà più trascurarlo.

E il futuro? Cosa ci prospetta?

Packaging sempre più sostenibili, frutto di un miglioramento continuo da parte dell’intera filiera di fornitura. E per quanto riguarda Siegwerk un numero sempre crescente di prodotti realizzati con formule sempre più “verdi”, che permettano di realizzare supporti completamente biodegradabili e compostabili. È un ideale ma non così tanto astratto, e ci impegna con la massima serietà.