Fino a qualche anno fa la movimentazione di grosse bobine di carta poteva essere fatta unicamente in due modi, mediante l’uso di un muletto oppure, ancora peggio, a mano. Utilizzare un carrello elevatore per spostare grandi e pesanti bobine presenta degli svantaggi noti, legati ai ridotti spazi di manovra, alla presenza di componentistica fragile a bordo macchina, nonché agli effettivi rischi per gli operatori. L’opzione della movimentazione manuale risulta non solo faticosa, ma anche più azzardata, visti i potenziali incidenti piccoli e grandi che potrebbero capitare nell’atto di spingere bobine di svariate tonnellate. Non stupisce quindi che i dispositivi spingibobina abbiano trovato una veloce diffusione, riducendo al minimo i rischi appena esposti e facilitando il lavoro degli operatori.
Sarebbe però sbagliato affermare che gli spingibobina finora portati sul mercato rappresentino la soluzione definitiva. Lasciando da parte i dispositivi pneumatici, i quali mostrano esplicitamente i propri limiti per l’esigenza di un collegamento con l’impianto di aria compressa, gli operatori hanno imparato a conoscere i difetti e le lacune dei più diffusi spingibobina a batteria. Si tratta infatti di dispositivi che peccano quanto a maneggevolezza, e che, per garantire livelli di potenza accettabili, finiscono per aumentare in modo concreto il proprio peso. Ma non è tutto qui: il grosso problema dei modelli elettrici è infatti costituito dalla ridotta durata della batteria. Non è affatto raro ritrovarsi con un dispositivo scarico mentre anche la batteria di riserva risulta totalmente o parzialmente scarica, rendendo temporaneamente inutilizzabile lo spingibobina.
“Recependo i problemi riscontrati dalle aziende del settore, abbiamo deciso di mettere a punto uno spingibobina completo, capace di superare le lacune dei dispositivi attualmente sul mercato” spiega Giuseppe Romani, Technical Manager di Re, presente in oltre 40 paesi con i propri dispositivi per l’automazione di processo nella lavorazione di laminati.
Come è nato lo spingibobina ReDrive? “Prima di tutto ci siamo concentrati sulla batteria, andando a progettare un accumulatore al litio con un’autonomia superiore, in grado di garantire le performance di velocità e spinta richieste dalle più svariate applicazioni» precisa Romani. Selezionata una batteria plug&play performante, l’attenzione degli ingegneri Re è andata alle geometrie interne, per ottimizzare il posizionamento dei rulli e delle ruote. «Ogni millimetro guadagnato ci ha permesso, a parità di applicazione, di ridurre del 7% la coppia necessaria alla movimentazione rispetto a quanto offerto dalla concorrenza. Questo ci ha consentito di utilizzare un motore più piccolo e con consumi minori, a tutto vantaggio dell’autonomia, e, allo stesso tempo, di sollecitare meno le parti meccaniche che lo compongono”. Non va peraltro trascurata l’implementazione della funzione standby, che mette automaticamente in risparmio energetico ReDrive, prevenendo consumi inutili quando non utilizzato.
La seconda grande sfida è stata quella di aumentare la maneggevolezza di ReDrive. “Sappiamo che la movimentazione delle bobine di carta avviene spesso in spazi con ridotti margini di manovra, e sappiamo anche che i pavimenti industriali sono spesso sconnessi per la presenza dei binari per lo spostamento delle slitte dei portabobine” spiega Romani. “Il primo problema è risolto grazie alla compattezza e alla grande agilità di ReDrive, mentre il secondo è superato in virtù delle ruote posteriori XL, che non temono i pavimenti dissestati”. Gli altri punti forti di ReDrive sono la grande solidità, garantita da lamiere spesse e saldate, nonché la possibilità di configurare lo spingibobina con 3 manici diversi: dritto, girevole o ribaltabile, in base alle proprie necessità.
“ReDrive è nato da un’attenta indagine delle lacune individuate negli altri spingibobina” sottolinea Romani, aggiungendo che “dopo i test effettuati e i primi responsi dei clienti, possiamo affermare con certezza di aver portato sul mercato uno spingibobina che si distacca per durata della batteria, per maneggevolezza e per resistenza dagli altri dispositivi, nel pieno rispetto dei nuovi e rigidi protocolli di sicurezza e delle esigenze concrete delle aziende”.