La federazione europea degli etichettifici aggiorna il monitoraggio semestrale sui trend del mercato, che registra prospettive di crescita importanti e grandi preoccupazioni degli utilizzatori per la continuità della catena di approvvigionamento e le istanze di sostenibilità.
La 16^ edizione del rapporto Finat Radar, pubblicata appena prima di Natale, si basa su un sondaggio e su interviste di follow-up che hanno coinvolto più di 60 brand owner e utilizzatori di packaging stampato di tutta Europa, attivi in diversi segmenti di mercato. Che si tratti di cibo, bevande, cura della persona, prodotti farmaceutici, beni di consumo durevoli o automobili, le distorsioni della catena di fornitura nel breve periodo e le soluzioni sostenibili di etichette e imballaggi dominano la scena quando si discute con i brand owner di trend di approvvigionamento.
Il rapporto, che può essere scaricato dal portale dei soci FINAT, è stato condotto nell’autunno del 2021 ossia nel periodo che ha rivelato crescenti tensioni nelle catene di fornitura globale a seguito dei forti cali dell’economia nel 2020, seguiti dalla rapida ripresa nel 2021 e relative conseguenze. I fenomeni sono noti: si parla di gravi carenze di materie prime, componenti e manodopera, eccessivi aumenti dei tempi di consegna e divari fra domanda e offerta che portano ad aumenti esponenziali dei prezzi di materie prime e di energia.
Il rapporto conferma che queste preoccupazioni sono sentite con pari urgenza da tutti gli della catena di approvvigionamento,compresi creativi e esperti di etichette e imballaggi, ingegneri, uffici acquisti, R&S e stampatori attivi nei settori alimentare e delle bevande, della cura della persona, farmaceutico, chimico, dei beni di consumo durevoli, automobilistico e della vendita al dettaglio.
Cresce la domanda: +5,4% nel 2022
Oltre al fatto che in generale etichette e imballaggi a banda stretta svolgono un ruolo primario in settori essenziali dell’economia, le preoccupazioni della supply chain sono aggravate dal fatto che più di tre quarti degli intervistati hanno indicato che prevedono di aumentare l’approvvigionamento di etichette nel 2022 in risposta alla continua ripresa economica. In media, l’approvvigionamento di etichette dovrebbe aumentare di un robusto 5,4% quest’anno. Per le etichette digitali, l’aspettativa è addirittura di un punto percentuale in più, al 6,4%, poiché gli utenti di etichette cercano di procurarsi piccole tirature e tempi di consegna rapidi, in particolare in questo periodo di pandemia.
Più partecipazione al riciclo dei liner
Supportato da dichiarazioni di top manager dell’utente finale, il rapporto si sofferma anche sulle dinamiche tra acquirenti e trasformatori riguardo i tempi di consegna, gli standard di consegna, gli impianti di produzione, le etichette e le soluzioni di imballaggio alternative, i requisiti di sostenibilità ambientale e i protocolli di riciclaggio dei liner. Di particolare interesse il fatto che un numero crescente di intervistati è coinvolto in un programma di riciclaggio dei liner, in percentuale più che raddoppiata rispetto a un anno fa, raggiungendo il 41%. Viceveersa, la percentuale di intervistati che hanno dichiarato di non essere coinvolti in tale programma è diminuita dal 30% al 10%. Il 63% ha risposto che è disposto a mettere il liner usato a disposizione per la raccolta negli hub, purché questi si trovino entro un raggio di 200 km dalla fabbrica.
Jennifer Dochstader di LPC, che ha diretto la ricerca, commenta: «In tutte le conversazioni che abbiamo avuto, si esprimeva un’enorme preoccupazione riguardo la stabilità e la disponibilità delle materie prime e la possibilità dei fornitori di etichette di soddisfare la domanda e i tempi di consegna. La profondità del problema ha reso tutti noi profondamente consapevoli di quanto sia intricata e interconnessa la catena di fornitura globale. Inoltre, ciascun utilizzatore interpellato ha dichiarato di voler lavorare più strettamente con i propri fornitori di etichette per creare modi innovativi per rendere il packaging stampato più resistente e sostenibile».
Il presidente di Finat Philippe Voet (Etivoet, Belgio) aggiunge: «Quello che è successo nel 2020 è stata poca cosa rispetto alle interruzioni della catena di approvvigionamento globale che abbiamo visto nella seconda metà del 2021. Oggi c’è carenza di quasi tutto: energia, prodotti chimici, cellulosa, carta (da macero), plastica, inchiostri, trasporti, laminati, chip, componenti, persone. Un recente sondaggio condotto in Germania conferma la battaglia per aggiudicarsi le materie prime, che si traduce in aumenti di prezzo tra il 5-10% nella maggior parte dei segmenti della catena di approvvigionamento. E solo col tempo sapremo se queste tensioni sono un problema temporaneo seguito da un “atterraggio morbido” nella primavera del 2022, o se si tratta di fenomeni persistenti che potrebbero danneggiare la ripresa. La sola cosa chiara che si evince da questi numeri è che non c’è una singola sezione della catena del valore che non ne sia colpita.
In ogni caso, a prescindere da queste tendenze a breve e medio termine, non dobbiamo perdere di vista l’altra mega sfida che ci aspetta nel lungo periodo: il cambiamento climatico e la necessità di una transizione verso modelli di economia più circolari. Le attuali tensioni della catena di approvvigionamento potrebbero accelerare il passaggio dal consumo lineare a quello circolare, trasformando i prodotti usati in nuove materie prime. E in questo il rapporto mi rende ottimista sulla responsabilità collettiva della nostra industria e sul ruolo che Finat può svolgere».