Sull’importanza della filiera della stampa-trasformazione nell’economia nazionale non ci sono dubbi, a dispetto del tonfo post crisi e della faticosa risalita (fra il 1995 e il 2015 Il calo dei consumi di prodotti culturali stampati è stato del 35% e quello della pubblicità su carta addirittura del 56%). Entrambi i fenomeni – la rilevanza e le difficoltà – sono ben documentati dalle ricerche di mercato citate, a vario titolo, durante le assemblee annuali delle associazioni imprenditoriali di categoria, in particolare della Federazione della filiera carta-grafica (Milano, 20 giugno 2016) e di Acimga (Milano, 12 luglio 2016). Ricerche che, come vedremo, sostengono il ragionato ottimismo di aziende che continuano a esprimere tanta voglia di fare impresa.
GRAFICA E CARTOTECNICA IN ALTALENA
I dati strutturali del 2015, riportati in assemblea da Pietro Lironi, attuale presidente di Assografici e della Federazione, parlano di 19.400 aziende che operano con 170.100 addetti ed esprimono un fatturato complessivo di 23,5 miliardi di euro, pari all’1,4% del Pil italiano. Il saldo della bilancia commerciale è a dir poco positivo: 3,8 miliardi di euro. Nonostante, dunque, il calo della domanda di stampati (- 6 miliardi) abbia ridimensionato i principali valori della filiera (-4,7 miliardi di fatturato e -38.600 addetti), le cifre disegnano un comparto industriale importante. Consulta il rapporto completo.
Di questo insieme, ben 15.400 aziende fanno capo all’industria grafica, contro le 3.600 della cartotecnica e le 250 delle macchine (parliamo dei costruttori italiani, che fanno capo ad Acimga); le cartiere sono 123. A fronte di questa disparità di dimensioni, i fatturati sono omogenei: salvo le macchine, che nel 2015 hanno venduto per “soli” 2.321 milioni di euro, gli altri tre segmenti della filiera si attestano a quota 7.000 milioni (6.975 milioni l’industria cartaria, 7.001 la grafica e 7.197 la cartotecnica-trasformatrice).
Quanto al saldo della bilancia commerciale, in diretta relazione con la propensione all’export e non con la numerosità dell’industria che lo esprime, vede grandi differenze all’interno della filiera, con le cartiere a 275 milioni di euro, le macchine a quota 1.088, i 513 milioni della grafica e i 1.896 della cartotecnica-trasformatrice.
Come conferma anche la dinamica delle macro variabili (fatturato e occupazione), dunque, il segmento più piccolo della filiera – quello delle macchine, cresce più degli altri.
Grafica -3,1%
Entrando nel merito delle performance dei singoli segmenti, il rapporto statistico elaborato e commentato dall’Ufficio Studi di Assografici e relativo al 2015 documenta un’industria grafica in (ulteriore) calo sia di fatturato (-3,1%) sia di produzione (-6,2%); quest’ultimo dato va, peraltro, segmentato in -3,4% per la grafica editoriale e -7,5%. La flessione del giro d’affari, sottolinea anche lo studio, riguarda le esportazioni (-11,2%) più che il fatturato interno.
Il rapporto Assografici prende in considerazione e quantifica tutti gli elementi significativi, dall’import-export ai prezzi delle materie prime (perlopiù in calo), entrando nel merito dei risultati relativi alle diverse famiglie di prodotti, evidenziando come packaging e labeling mostrino performance migliori rispetto ad altre tipologie di stampati. Inoltre, riferisce lo studio, si evidenzia la tendenza delle imprese tradizionali a trasformarsi in fornitori di servizi integrati di comunicazione, in particolare integrando attività legate al web e avviando i primi esperimenti di stampa 3D.
Cartotecnica +2,3%
Con una quota di mercato del 17,1% la cartotecnica italiana è la seconda in Europa (UE28) dopo quella tedesca (20,3%). Mentre, però, i nostri storici concorrenti nel 2015 registrano un fatturato pressoché stabile (+0,4%) e una produzione in caldo (-1,3%), l’industria nazionale cresce del 2,3% a valore e dell1,8% a quantità. Interessante, in quanto indicativo della differenza di dimensioni (e redditività per addetto) anche il confronto inerente la dimensione delle imprese: quelle tedesche rappresentano l’8,1% del totale europeo con il 21,9% di impiegati, mentre quelle italiane sono il 20,3% con il 12,6% di addetti. Agli esperti, i commenti sul “piccolo è bello” e i reiterati inviti a crescere (con giudizio).
Ecco, in sintesi, l’andamento dei principali segmenti dell’imballaggio di carta e cartone.
– I produttori di imballaggi di cartone ondulato, rappresentati dal Gifco (Gruppo Italiano Fabbricanti Cartone Ondulato), segnalano nel 2015 una crescita complessiva tendenziale delle quantità prodotte dell’1,4%, in diretta relazione con l’andamento del food&beverage.
– Gli astucci e scatole pieghevoli, rappresentati dal Gifasp (Gruppo Italiano Fabbricanti Astucci e Scatole Pieghevoli), confermano il progresso delle quantità prodotte (+4,5%), trainato dai risultati positivi del cosmo-farma.
– La produzione di sacchi di carta, sulla base delle statistiche del Gipsac (Gruppo Italiano Produttori Sacchi Carta), registra invece una diminuzione del 3,1% rispetto al 2014, principalmente per via della flessione dell’edilizia e dei mangimi.
– La produzione di imballaggi flessibili, secondo il Giflex (Gruppo Imballaggio Flessibile), cresce del 4% circa nel 2015. Buono il livello di domanda sia sul mercato interno, sia su quello estero, su cui comunque il segmento continua a realizzare la maggior parte del fatturato.
– Prosegue anche il ciclo positivo della produzione di etichette autoadesive (+8,5%) secondo Gipea (Gruppo Italiano Produttori Etichette Autoadesive).
– Riparte la produzione di tubi in cartone dopo un 2014 complesso, così come quella degli articoli igienici e sanitari (+5,9% per l’Istat) e in misura minore delle carte trattate per uso industriale (+0,9% per l’Istat), mentre risulta stabile la produzione degli articoli di cartoleria e arretrano le buste da corrispondenza (-2,6% per l’Istat). Male, infine, per la complessa situazione sui mercati esteri (cui viene destinato oltre il 95% della produzione), le carte da parati, che calano a due cifre.
Le prospettive 2016
Sulla base dell’indagine del Panel Osi (Osservatorio Stampa e Imballaggio), condotta dal Centro Studi Assografici nel marzo 2016 su un campione di una cinquantina di imprese associate, i giudizi delle aziende grafiche sul primo trimestre dell’anno in corso sono nel complesso positivi su tutti gli indicatori. Buoni, in particolare, i risultati relativi a fatturato e ordini esteri anche se – avvertono gli analisti – potrebbe trattarsi di un rimbalzo dopo un 4° trimestre 2015 particolarmente negativo.
Moderatamente ottimistici anche i giudizi a breve termine espressi dalle imprese cartotecniche trasformatrici su tutti gli indicatori, ovvero produzione, fatturato, ordini interni ed esteri.
MACCHINE IN CORSA
In occasione dell’assemblea annuale, l’associazione dei costruttori italiani di macchine grafiche, cartarie, cartotecniche e per il converting Acimga ha pubblicato un rapporto sull’andamento del 2015 ricco di dati e informazioni, con un’interessante parte finale di confronto con i principali competitor internazionali -ovviamente i tedeschi, eterni primi in classifica, ma anche cinesi, statunitensi e via “scendendo” – di cui consigliamo la lettura. Consulta il rapporto completo.
Parliamo di un comparto con le caratteristiche tipiche della meccanica avanzata italiana, dunque fatto di poche grandi aziende e numerose PMI, fortemente specializzate, che hanno fatto della flessibilità il loro punto di forza e sono interconnesse a una fitta rete di subfornitori, anch’essi in grado di garantire lavorazioni di elevata qualità.
In questo settore, possono essere considerate grandi le aziende con oltre 150 dipendenti, che rappresentano quasi il 10% del totale ma impiegano circa la metà degli addetti. Il 50% del totale impiega meno di 50 addetti. Altra caratteristica distintiva è la forte concentrazione a livello territoriale degli impianti produttivi, localizzati per circa il 65% in Lombardia e Piemonte, e per un altro 30% circa in Emilia-Romagna, Veneto e Toscana.
Fatturato +10%
L’industria italiana delle macchine per la stampa e il converting ha chiuso il 2015 con un fatturato in crescita del 10% sull’anno precedente, a quota 2.321 milioni di euro. I dati più significativi riguardano la lieve contrazione (-1,3%) delle esportazioni – che restano peraltro attestate su livelli assoluti molto alti (oltre 1.550 milioni di euro), e la straordinaria crescita delle importazioni (+10,7%) che raggiungono il valore di 463 milioni. A quest’ultimo fenomeno si associa un’espansione del 43% delle consegne domestiche, che si attestano su un valore di 771 milioni.
Il saldo commerciale, ancora positivo, dunque si riduce, passando da 1.153 a 1.087 milioni.
Consumo nazionale +28,9%
Dopo la timida ripresa del 2014 (+3,5%), nel 2015 gli acquisti di macchine sul mercato domestico registrano un +28,9%, confermando la ripresa degli investimenti interni, e superando i 1.200 milioni di euro. Aumenta, in parallelo, anche la quota di mercato soddisfatta dall’industria nazionale che, nel 2015, è cresciuta di sei punti percentuali, al 62%. La ripresa della produzione traina anche quella dell’occupazione, che nell’anno in esame cresce del 3,6%, e degli investimenti che, nel 2015, mostrano un trend in linea con l’evoluzione positiva del fatturato.
La dinamica import-export
Le statistiche ufficiali ISTAT elaborate da Acimga, evidenziano per il settore dell’industria grafica, cartotecnica, cartaria, di trasformazione e affini una crescita degli acquisti dall’estero (+10,7%) e un leggero arretramento delle vendite oltreconfine (-1,3%) rispetto al 2014. Di conseguenza, pur restando ampiamente positivo, il saldo commerciale si riduce da 1.152,7 milioni di euro a 1.087 milioni.
– Esportazioni. Negli ultimi anni l’incidenza delle esportazioni sul fatturato di settore è progressivamente aumentata, fino a raggiungere il 74% nel 2014, anche per via della perdurante debolezza del mercato interno. Nel 2015, dunque, a seguito della ripresa della domanda italiana di macchinari, la propensione all’export è calata al 67%. Tirando le somme, dopo la crescita registrata nel 2014 (+7,4%), l’export nel 2015 l’export di macchine ha sostanzialmente confermato i livelli raggiunti, restando nettamente oltre i 1.500 milioni di euro, nonostante il calo del 1,3%.
Questo risultato è dovuto soprattutto alla flessione dei macchinari per converting (che peraltro rappresentano il 50,9% del totale), che ha registrato un -4,4% sul 2014. In calo anche le vendite di attrezzature per la preparazione di forme (-5,6%), la cui incidenza sul valore complessivo cala al 5,9%.
– Importazioni. L’import di settore ha invece registrato anche nel 2015 una robusta crescita, nell’ordine dei 10 punti percentuali, proseguendo il trend dell’anno precedente. Il dettaglio dei dati mette in risalto l’assai miglior andamento delle macchine per legatoria (+31,6%) e cartotecniche (+42,6%) rispetto alle altre.
Il saldo della bilancia commerciale dunque cala (-5,7%), pur restando ampiamente positivo e contribuendo in misura significativa al saldo positivo della bilancia di beni strumentali.
Ma nel 2016 l’export riprende
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