DATI, FATTI, PRODOTTI In collaborazione con Acimga, e in occasione di Converflex-Grafitalia 2013, Converting “fa il punto” sul comparto italiano dei produttori di macchine e componenti per le arti grafiche, il packaging e la cartotecnica. Nelle pagine che seguono, l’analisi del comparto resa da Felice Rossini, presidente dell’associazione, e una rassegna di tecnologie Made in Italy allo stato dell’arte.
La struttura e i trend del comparto italiano delle macchine per la filiera carta-grafica-trasformazione, l’impegno dell’associazione sul piano della politica economica, il sostegno all’export e lo sviluppo di una cultura d’impresa adeguata alle sfide di oggi… Felice Rossini, presidente di Acimga, risponde alle nostre domande su un mercato che cambia e che, per questo, richiede uno sforzo supplementare di analisi e di fantasia imprenditoriale.
Può farci un quadro del mercato nazionale delle macchine per il printing e il converting? Quali i trend emergenti e che previsioni è lecito formulare?
Come confermano i dati più recenti, l’industria di settore è in difficoltà, soprattutto nei segmenti interessati non solo dalla crisi globale e dal riassetto degli equilibri internazionali di mercato, ma anche dai cambiamenti generati dalle nuove tecnologie di comunicazione. I produttori di macchine offset e roto-offset, ad esempio, soffrono molto e a nostra parziale consolazione possiamo solo precisare che, in Italia, pochissime aziende operano ormai in questo segmento. Il nostro paese è invece un grande costruttore di macchine e impianti per la stampa flexo e roto di film e carta, ambito nel quale ha conquistato una solida reputazione e quote da leader in tutto il mondo.
Questo premesso, dobbiamo però constatare che la crescita rallenta anche nel settore dell’imballaggio, cui si è rivolto un numero crescente di stampatori e converter alla ricerca di sbocchi alternativi all’editoria e alla comunicazione commerciale. A fronte della riduzione generale dei consumi, poi, gli utilizzatori di packaging hanno imposto ai converter condizioni contrattuali sempre più dure, che ne stanno progressivamente erodendo i margini: una situazione difficile da reggere, soprattutto se si somma alla scarsa accessibilità al credito e all’instabilità politica che rendono ancora più difficile fare progetti e programmare investimenti. Da ultimo, nonostante ci siano utilizzatori italiani di packaging che rinnovano o potenziano la produzione anche in questa fase di difficoltà, il mercato interno nel complesso “dorme” e non dà segni di risveglio.
E l’export? Quali sono i mercati più vivaci e i fenomeni più rilevanti? Come si posiziona la nostra industria rispetto ai principali competitor?
L’esportazione si evolve secondo dinamiche diverse.
Sulla scena internazionale le macchine italiane sono una “punta di diamante”, e testimoniano come le PMI siamo capaci di mettere in campo sia la migliore tecnologia sia quella flessibilità e sensibilità verso le esigenze degli utilizzatori che, da sempre, rappresentano il principale vantaggio competitivo del comparto. I numeri valgono più di qualsiasi attestazione di merito: nel 2012 l’export di settore è aumentato di un ulteriore 12% che, a valore, corrisponde a oltre l’80% del turnover.
Le aree di destinazione variano in funzione della tecnologia. Se le macchine rotocalco sono dirette soprattutto nei paesi asiatici, gli Usa rimangono il primo mercato di sbocco per la flexo, peraltro molto utilizzata anche in Europa e in progressiva crescita in tutto il mondo.
Le macchine italiane per l’accoppiamento e le altre lavorazioni di trasformazione sono invece esportate in prevalenza in Asia, dove vengono apprezzate in quanto tecnologicamente molto più evolute dei sistemi prodotti localmente.
Dobbiamo però tenere in conto che i tedeschi, che restano i nostri principali competitor sulla scena internazionale, si difendono bene e con armi affilate, non ultima quella dell’acquisizione di know how italiano, come mostra la cronaca di questo inizio anno (il riferimento è all’acquisizione di Flexotecnica da parte di KBA, Ndr).
Il quadro esportativo resta dunque positivo ma invita ad affrontare con lucidità alcuni nodi strutturali, a partire da quelli, annosi, della dimensione aziendale e del sostegno all’operatività sui mercati più lontani. E questo, per non lasciare sole le imprese che stanno avviando filiali produttive e joint venture in Cina e in India, come Nordmeccanica, Omet, Re o la mia stessa impresa, se mi è concesso fare un esempio che conosco bene (Rossini SpA sta costruendo uno stabilimento in India, che sarà operativo nel 2014, per la produzione di rulli rivestiiti con polimeri speciali per il settore della stampa degli imballaggi, Ndr).
Quali sono le caratteristiche dell’azienda italiana “tipo”? Come si evolvono le imprese?
Che si orientino all’export o al mercato interno, le PMI italiane stanno differenziando l’offerta, sviluppando nuovi prodotti e approcciando nuovi segmenti applicativi. Nella competizione internazionale restano però penalizzate dal confronto con imprese molti più grandi e strutturate. Crescere di dimensione è, dunque, un obiettivo improrogabile e se nel nostro Paese, anzitutto per motivi di mentalità, il processo di concentrazione incontra più difficoltà che altrove, sperimentare nuove forme di aggregazione diventa, a maggior ragione, indispensabile. Il contratto di “rete di impresa” sembra essere, al proposito, uno strumento efficace, a cui un numero crescente di “piccoli” guarda con interesse.
Quali sono le iniziative messe in campo da Acimga a sostegno del settore? E qual è l’esito delle azioni intraprese insieme alle altre organizzazioni imprenditoriali?
Acimga è impegnata a sostenere la crescita, culturale e commerciale, delle aziende con tutti gli strumenti disponibili. L’ampio fronte degli interventi di sensibilizzazione delle istituzioni politiche, per esempio, spazia dalla detassazione ai progetti di finanziamento e impegna sul lungo periodo con esiti non sempre scontati.
La posta in gioco è alta: grazie a un lavoro ben condotto in seno alla Federazione carta-grafica, per citare un caso recente, siamo riusciti a rimandare di due anni l’adozione dei testi scolastici audio-visuali, con il duplice risultato di difendere lo studio sul libro di testo tradizionale, a nostro parere irrinunciabile nel percorso di apprendimento, e di fornire una boccata d’ossigeno vitale agli stampatori di libri.
Le azioni di questo tipo sono numerose, anche se non sempre pienamente comprese dalla base degli associati. L’ultima, in ordine di tempo, è stata di redigere insieme a Federmacchine un documento indirizzato al nuovo Governo, in cui chiediamo una serie di misure specifiche per il settore.
Quanto e come puntate sulla formazione?
Acimga è sempre stata molto attiva sul piano della formazione, raccogliendo le istanze espresse direttamente dalla base associativa.
Quest’anno, fra l’altro, mettiamo in campo corsi per tecnici-manutentori, di cui il comparto ha grande bisogno e che il circuito scolastico non forma, ma anche corsi sull’utilizzo dei nuovi strumenti “social” di comunicazione aziendale multicanale. Presso l’Istituto San Zeno di Verona, in collaborazione con Atif, stiamo inoltre allestendo un Centro Tecnologico che ci permetterà di svolgere i test e le prove su nuovi materiali e nuovi strumenti messi a punto dalle imprese, dai loro clienti e dai gruppi di specializzazione in seno alle associazioni.
Come prosegue il programma di internazionalizzazione di Acimga? Come rispondono gli associati?
Questo impegno rappresenta forse la parte più “visibile” dell’attività istituzionale. Passa anzitutto per la presenza alle fiere specializzate e quest’anno ha già “incassato” ottimi risultati con la collettiva organizzata all’Ambalaj Eurasia di Istanbul lo scorso settembre e a Upak-Italia all’inizio di quest’anno. Le altre manifestazioni che ci vedono attivi in prima fila nel 2013 sono il forum della FTA (Flexographic Technical Association), che si tiene dal 28 aprile al 1 maggio in California ed è frequentato dal gotha mondiale dei costruttori; l’imminente China Print, dove abbiamo organizzato una collettiva nella Hall 3 a cui hanno aderito i più bei nomi del Made in Italy; la grande K di Duesseldorf a fine ottobre. Infine, in collaborazione con ICE, stiamo organizzando workshop B2B nelle aree in crescita del Maghreb, Vicino Oriente ed Est Europa.
Ma è su Converflex-Grafitalia che si sta concentrando ora l’attenzione dei nostri associati. A Grafitalia, come sappiamo, mancheranno molti grandi nomi stranieri (talvolta in contrasto con la volontà esplicita delle filiali italiane), mentre Converflex resta la bella e solida fiera che si è imposta nel tempo in tutta Europa e oltre.
Anche quest’anno la manifestazione è animata da un’offerta vivace e dalla organizzazione in contemporanea di visite agli stabilimenti. Ma anche da altre iniziative di sicuro interesse, come le collettive di buyer provenienti al Sudamerica e dalla Cina. Acimga ha anche organizzato insieme a Largo Consumo e Assografici un convegno intitolato “Dallo scaffale alla tavola” e dedicato al contributo della stampa nel successo di un prodotto.
Converflex-Grafitalia: le aspettative L’edizione 2013 di Converflex e Grafitalia (Milano-Rho, 7-11 maggio 2013) alimenta legittime aspettative di business. Le pre-registrazioni si sono fatte davvero numerose con l’approssimarsi dell’evento, e tutto fa ben sperare in un’affluenza cospicua di operatori. L’evento, che si è accreditato nel tempo come una vetrina di tecnologie e soluzioni di altissimo livello, al contempo, costituisce un’occasione “ad alto potenziale” per la crescita e lo sviluppo delle imprese del comparto. La connotazione internazionale della mostra milanese, da sempre uno dei suoi punti di forza, anche quest’anno è sostenuta dal “Buyer’s Programme” messo a punto da Centrexpo in collaborazione con ICE-Ministero dello Sviluppo Economico. Come testimoniato dalle informazioni raccolte durante la scorsa edizione del 2009, le due fiere sono infatti in maggioranza visitate dai decisori d’acquisto, di cui si sottolinea l’internazionalità. Ben identificati anche i comparti di provenienza. Nel 2009 Grafitalia ha visto la forte affluenza di stampatori in digitale e su grande formato e di specialisti della comunicazione, ovvero, agenzie e grafici particolarmente interessati alle tecnologie digitali. Quanto a Converflex, nel 2009, è stata visitata per un terzo da converter di imballaggi e per un altro 25% da trasformatori di cartone teso e ondulato. |